Verga D'oro

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Titolo

Verga D'oro

Descrizione

Solidago virgaurea
FAMIGLIA: Asteraceae
GENERE: Solidago
NOMI LOCALI: mazza d'oro, verga d’or, baston d’oro, eba giudaica, solidasen, erba da pesci, virga aurea, bacchetta d’oro, spada d’oro, erba da Giudas
PERCHÉ SI CHIAMA COSÌ: Solidago deriva dal latino «solidare» der. di solĭdus «solido» che significa rendere sano, rinforzare, rendere solido, consolidare, rafforzare.
Il nome specifico (virgaurea = ramoscello d'oro) si riferisce alla sua vistosa infiorescenza.
DESCRIZIONE: è una pianta erbacea perenne con un rizoma cilindrico e irregolare, bruno esternamente e bianco cenere all’interno. Dal rizoma si sviluppano da uno a numerosi fusti, alti fino ad un metro, semplici, robusti, rigidi, pelosetti, di colore verde o violaceo.
Le foglie sono inserite alterne sul fusto; le inferiori sono ovali-allungate con l’apice acuto e la base ristretta a cuneo e prolungata nel picciolo. Il margine è dentellato, raramente è intero. Le foglie superiori sono più piccole e più o meno sessili. La superficie è glabra o pelosa solo lungo il margine e lungo le nervature nella pagina inferiore.
L’infiorescenza è formata da numerosi racemi posti all’ascella delle foglie superiori. Ogni racemo porta alcuni capolini formati da un involucro di numerose bratte disposte in più serie embricate. All’interno sono disposti i fiori ligulati, di colore giallo dorato e i fiori tabulari.
Il frutto è un achenio cilindrico con la superficie laterale percorsa da otto-dodici costole longitudinali. All’apice è inserito il pappo formato da setole semplici.
Attenzione: a seconda della quota può variare nel portamento, quindi può avere un aspetto leggermente diverso.
DOVE CRESCE: la verga d’oro cresce dalle zone submontane fino a quelle alpine in luoghi erbosi e pascoli. Si può trovare fino ai 2000 metri. In Italia è presente in tutte le regioni, fatta eccezione per la Sicilia.
COSA SI UTILIZZA: le sommità fiorite e il rizoma.
QUANDO SI RACCOGLIE: le sommità fiorite si raccolgono in luglio-agosto, recidendo il fusto 10-20 cm sotto i fiori più bassi. Il rizoma si raccoglie in settembre-ottobre; si lava per eliminare la terra e si divide in pezzi.
PROPRIETÀ: diuretiche, astringenti, antinfiammatorie, decongestionanti.
Questa pianta dal nome suggestivo gode fama, nella medicina popolare, di stimolare la diuresi e di favorire l’espulsione dei calcoli. La proprietà diuretica è indirettamente confermata dalla presenza, nella pianta, di saponine e polifenoli che hanno questa generica attività. La verga d’oro è soprattutto impiegata per eliminare calcoli renali e vescicali e la maggior parte delle affezioni infiammatorie dell’apparato uro-genitale. Essa ha inoltre proprietà apertive e astringenti che vengono anche sfruttate sull’apparato intestinale in caso di enteriti, enterocoliti e diarrea. Nei tempi passati, la verga d’oro era somministrata ai bambini in fase di dentizione, per scongiurare i disturbi intestinali che facilmente si accompagnano a questa delicata fase della crescita. Per uso esterno le sommità fiorite hanno, sempre in accordo con la presenza dei già citati principi attivi, proprietà astringenti, decongestionanti e antinfiammatorie per la bocca e per la gola.
UTILIZZO ESTERNO: le sommità fiorite si utilizzano per le infiammazioni della bocca e della gola: fate un infuso con 6 g in 100 ml di acqua. Fate sciacqui e gargarismi.
UTILIZZO INTERNO: per stimolare la digestione, normalizzare le funzioni intestinali, stimolare l'apparato escretore urinario, favorire l'espulsione dei calcoli, fate un infuso con 3 g di sommità fiorite per ogni 100 ml di acqua e bevete 3 tazze al giorno.
Potete anche fare una tintura vinosa con 6 g di sommità fiorite in 100 ml di vino bianco, lasciate a macero per 8 giorni. Bevete un bicchierino ai pasti.
COME SI CONSERVA: le sommità fiorite, riunite in mazzetti, si assiccano all'ombra; il rizoma al sole, ambedue le parti si conservano in sachetti di carta o tela.
CURIOSITÀ STORICHE: Avicenna (XI sec. d.C.), la consigliava nella cura dell’afta buccale. Arnaldo di Villanova (XIII sec. d.C.) ne esaltò l’azione nella litiasi renale. Usata durante tutto il Medioevo, specialmente come cicatrizzante nelle ferite da taglio, l’Inghilterra, ignara di averla sul suolo natio, ne importò ingenti quantità fino al XVI sec. d.C. Successivamente il suo impiego si espanse poiché ritenuta diuretica ed astringente. Seguì un periodo di oblio, fino al 1886, quando le sue proprietà antinfettive urinarie riportarono in auge questa droga polivalente. Essa è in grado, in virtù delle sue proprietà diuretiche e nefrotoniche (aumento della quota di filtrato glomerulare e del flusso ematico renale), di favorire l’eliminazione dei calcoli renali e di limitarne la neo-formazione. L’azione diuretica secondo ESCOP (la Cooperativa scientifica europea sulla fitoterapia), arriva a poterla classificare come una droga ipotensivante. Da non sottovalutare per le proprietà vulnerarie, assimilabili a quelle di Calendula officinalis. Altri autori la citano come immancabile, insieme a Sambucus nigra ed Euphrasia officinalis, per le proprietà astringenti, antinfiammatorie e decongestionanti in disagi quali stomatiti, affezioni bronchiali caratterizzate da espettorato.
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