Barbarea vulgaris

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Barbarea vulgaris

Descrizione

Barbarea vulgaris
Nella classificazione di Carl von Linné questa pianta aveva una diversa denominazione: Erysimum barbarea.
La specie ha avuto nel tempo diverse nomenclature, quindi attenzione che potreste trovare parecchi sinonimi, ad esempio Barbarea arcuata, Barbarea australis, Barbarea hirsuta, Barbarea iberica ecc
FAMIGLIA: Brassicaceae
GENERE: Barbarea
NOMI LOCALI: alberga, albertina, barbarea arcuata, varbarea volgare, cauliceddi, erba barbara, erba d' Santa Barbara, erba di S. Alberto, erba di Santa Barbara comune, gradisella, grasidella, lassana, lassani, mazzareddi, rapistogno servaggio, ravanestri, ravisc selvadegh, raviscetta, robertina, ruccola palustre. In tedesco si chiama gewöhnliche winterkresse oppure gewöhnliches barbarakraut, o echtes barbarakraut; in inglese bittercress, winter-cress, yellow rocket oppure winter rocket; in spagnolo hierba de Santa Barbara e in francese barbarée commune, herbe de Sainte-Barbe oppure Barbarée vulgaire.
PERCHÉ SI CHIAMA COSÌ: il nome del genere è stato assegnato dal botanico scozzese Robert Brown (21 dicembre 1773 – 10 giugno 1858) in una pubblicazione del 1812, in onore di Santa Barbara, si pensa che sia stata dedicata a Santa Barbara, perché la rosetta basale spunta ai primi di dicembre, in concomitanza con la data in cui si festeggia la Santa (4 dicembre), e perché le foglie contuse e applicate sulle ferite ne favoriscono la guarigione e Santa Barbara è anche la patrona di minatori, artiglieri, artificieri, vigili del fuoco e cavatori, insomma persone che di ferite ne sanno qualcosa 😅
Il termine specifico "vulgaris" significa "comune" e si riferisce alla diffusione di questa pianta erbacea. A proposito di Robert Brown, sappiate che agli inizi del XIX secolo esplorò l'Australia ed al termine di quel viaggio pubblicò (1810) l'opera Prodromus Florae Novae Hollandie et Insule Van Diemen, in cui catalogò e descrisse oltre 4000 specie vegetali da lui scoperte. Lavorò come botanico presso il British Museum e fu presidente della Società Linneana.
Per quanto riguarda invece i nomi comuni con cui chiamiamo questa pianta, tantissimi, come cauliceddi, mazzareddi, rapistogno servaggio, ravanestri, ravisc selvadegh, raviscetta, robertina, ruccola palustre, sono fitonimi che vengono utilizzati per definire anche altre Brassicaceae! Ad esempio con cauliceddi e mazzareddi in Sicilia si definisce anche la Brassica fruticulosa oppure, a volte, la Brassica rapa. Con rapistogno servaggio si chiama anche il Sisymbrium officinalis, oppure il Raphanus raphanistrum. Insomma, con gli stessi nomi vengono indicate anche altre Brassicaceae spontanee, le proprietà si possono considerare equivalenti, quello che però cambia è il gusto: soprattutto il livello di amaro (la barbarea ha un livello di amaro pari a 10)! Per confondere ancora di più i poveri foragers, la barbarea viene chiamata anche come un'Asteraceae! Infatti viene chiamata anche lassana o lassani, come la Lapsana communis! Ma la vostra capra, che tanto gentile e tanto onesta pare, vi ha messo un video in cui le compara! Infine, si chiama erba di S. Alberto, alberga o albertina perché Alberto Magno di Bollstädt, è stato un grandissimo naturalista e ha teorizzato l'applicazione del metodo scientifico come necessario e fondamentale quando si studiano le scienze, tra cui la botanica.
DESCRIZIONE: pianta erbacea bienne o perenne le cui foglie basali compongono una rosetta che compare già in dicembre/gennaio. Quelle basali sono foglie completamente divise (pennatosette), con segmento terminale ovale, intero e 2-4 segmenti laterali più piccoli. Le foglie sono glabre, lucide, di colore verde scuro e sono lungamente picciolate.
Dalla rosetta basale successivamente si sviluppa un fusto eretto, ramificato dalla base, striato, glabro e alto fino a 90 cm con brevi steli angolosi.
Le foglie cauline (quelle sul fusto) sono alterne, sessili (senza picciolo) e semiamplessicauli (abbraccianti il fusto) e auricolate (con due codine); quelle inferiori sono lobate (2 - 4 segmenti piccoli più uno grande terminale); il segmento terminale è a forma ovale e margine crenulato. Quelle superiori sono indivise e grossolanamente dentate.
L'infiorescenza è formata da grappoli di piccoli fiori con 4 petali gialli su terminali eretti (struttura di un racemo allungato a pannocchia) e sono brevemente peduncolati. Fiorisce da aprile a luglio. Il frutto è una siliqua lineare a 4 spigoli ottusi e senza becco. Le valve sono carenate (il nervo mediano è più marcato). I semi (più o meno di colore marrone scuro) all'interno della siliqua sono disposti in un'unica fila ed hanno una forma appiattita.
CARATTERISTICHE UNICHE CHE AIUTANO L'IDENTIFICAZIONE: le foglie sono carnose, lucide, glabre di un bel verde acceso. Il fusto è striato per la presenza di scanalature verticali. L'infiorescenza è quella tipica delle Brassicaceae con fiori con quattro petali gialli disposti a croce.
DOVE CRESCE: è una pianta comune in tutta Italia (ma i qualche zona può essere rara). Ama i terreni un po' umidi, i bordi dei sentieri, le rive dei ruscelli e fiumi, si ritrova in collina e montagna fino a 1600 m s.l.m..
COSA SI UTILIZZA: principalmente le foglie ma nulla vieta di utilizzare anche fiori, fusto e silique
QUANDO SI RACCOGLIE: le foglie della rosetta basale in inverno. Fusto e fiori da aprile a luglio. Silique luglio e agosto.
PRINCIPI ATTIVI: contiene glucosinolati, flavonoidi, saponine, vitamine, sali minerali.
Qua trovate alcuni studi per approfondire, ma basta cercare nei database medici, per trovarne molti di più:
Flavonoid glycosides of Barbarea vulgaris L. (Brassicaceae)
F Senatore et al. J Agric Food Chem. 2000 Jul.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/10898603/
Barbarea vulgaris glucosinolate phenotypes differentially affect performance and preference of two different species of lepidopteran herbivores
Hanneke van Leur et al. J Chem Ecol. 2008 Feb.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/18213497/
The Role of the Glucosinolate-Myrosinase System in Mediating Greater Resistance of Barbarea verna than B. vulgaris to Mamestra brassicae Larvae
Caroline Müller et al. J Chem Ecol. 2018 Dec.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/30218254/
Glucosinolate hydrolysis products in the crucifer Barbarea vulgaris include a thiazolidine-2-one from a specific phenolic isomer as well as oxazolidine-2-thiones
Niels Agerbirk et al. Phytochemistry. 2015 Jul.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/25467719/
PROPRIETÀ: diuretiche, depurative, vulnerarie, revulsive, antimicrobiche, antitumorali e protettive del sistema cardiovascolare. Ha proprietà antibiotiche come dimostrato già dallo studio del 1952 "Antibiotics effects of Barbarea vulgaris extracts on Mycobacterium tuberculosis A HANINEC. Bratisl Lek Listy. 1952".
Grazie alla presenza di glucosinolati è antitumorale ed ha benefici effetti sul sistema cardiovascolare: qua trovate il mio approfondimento https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=562133522591640&id=100063849923435
La gluconasturzina (gluconasturtiin), in particolar modo, e i flavonoidi hanno effetti positivi sulla microcircolazione sanguigna e linfatica, favorendo la protezione dei piccoli vasi venosi.
I flavonoidi inoltre hanno un'azione benefica su fegato e sulla pelle, rinforzano il sistema immunitario, riducono il grasso viscerale e prevengono dalle patologie cardiovascolari, infiammatorie e neoplastiche.
INDICAZIONI: nella medicina popolare è sempre stata usata per i disturbi respiratori e in caso di ferite e contusioni. Voglio provare a fare lo sciroppo di barbarea per la tosse e poi, se funziona, metto la ricetta!
ATTENZIONE: su alcuni libri e su alcuni siti trovate che una quantità eccessiva provocherebbe danni renali (non meglio specificati). Ma non esiste alcuno studio medico che indichi questa cosa! Quindi è una cavolata senza fondamento amplificata dal web.
UTILIZZO CULINARIO: il top sarebbe mangiarla cruda ma è veramente amara. Quindi vi consiglio di scottarla in acqua bollente per massimo due minuti, prima di utilizzarla. Potete usare sia le foglie della rosetta basale, ma ottimi sono anche i grappoli di fiori utilizzati come le cime di rapa, il fusto fatto al vapore come asparagi e le sìlique per fare salse veramente hot. In Siria, Libano e Palestina, viene aggiunta cruda in un piatto a base di orzo, semi di melograno, uvetta, zucchero e anice.
UTILIZZO ESTERNO: se avete ferite o contusioni provate a applicare un pesto fatto tritando le foglie. Sempre per uso esterno potete utilizzare le foglie per fare suffumigi in caso di tosse.
UTILIZZO INTERNO: se riuscite a sopportare il sapore potreste fare un infuso diuretico con 2 g di foglie fresche ogni 100 ml di acqua; sempre con finalità diuretiche potete fare anche un vinolito con le sìlique; sto lavorando anche sullo sciroppo per la tosse.
COME SI CONSERVA: essiccata perde le proprietà! Quindi è una pianta che non si conserva: va utilizzata solo fresca.
FALSE FRIENDS: si può confondere solo con altre specie di Barbarea, tutte commestibili, non so se più o meno amare. Ad esempio specie simile è Barbarea stricta Andrz.: si distingue per le foglie cauline che sono decisamente abbraccianti, quasi avvolgenti il caule; i fiori con boccioli pubescenti e petali superanti di un terzo i sepali, frutti appressati all'asse del racemo con stilo più corto (0,5-1,5 mm).
Barbarea verna (Miller) Asch.: sì distingue perché i lobi laterali delle foglie sono più numerosi, più distanziati e lanceolati (quasi filiformi).
Barbarea intermedia Boreau: i racemi floreali sono privi di foglie.
CURIOSITÀ: è una pianta erbacea resistente a una vasta gamma di specie di insetti. E questo è correlato alla presenza di quattro particolari saponine: l'ederagenina cellobioside, l'acido oleanolico cellobioside, che sono particolarmente efficaci per non renderla appetibile agli insetti (Identification of defense compounds in Barbarea vulgaris against the herbivore Phyllotreta nemorum by an ecometabolomic approach
Vera Kuzina et al. Plant Physiol. 2009 Dec.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/19819983/).
Ai tempi di Luigi XIV, l’Erba di Santa Barbara era considerata un rimedio infallibile nei casi di perdita della voce e veniva usata sotto forma di sciroppo.
Questa pianta viene utilizzata dagli agricoltori, nel tentativo di combattere la crescente popolazione di Falene diamondback (Plutella Xylostella). Quando la Barbarea vulgaris viene piantata in un campo, attira gran parte delle falene femmine, che vi depongono le uova.
Le larve muoiono poco dopo la schiusa, a causa di una sostanza chimica, e questo tipo di controllo degli insetti è chiamato “dead-end trap cropping” (coltura con trappola senza uscita).
In Esoterismo, l’Erba di Santa Barbara è utilizzata per rimuovere gli ostacoli in amore.
Nel Voodoo creolo, è sincretizzata con loa Chango, una delle sette potenze africane, ed usata insieme all’immagine di Santa Barbara.
Per proteggere la casa dai fulmini bisognerebbe aggiungerla al detergente per pavimenti e mettere le foglie ai quattro angoli della casa. Non solo, per avere protezione ci sono dei riti che prevedono di ungere con l'olio (ottenuto dalle sìlique? Boh) l'auto e i vestiti. I vestiti andrebbero unti con quest'olio tutte le volte che affrontate un combattimento fisico o verbale. Se mettete delle foglie di barbarea sul terreno e una persona che vi sta sulle scatole le calpesta, verrà colpita da un fulmine. Seduta stante! Se doveste mai provare non dite ai carabinieri che ve l'ha detto Capraecavoli. Grazie. Che io le arance in prigione non ve le porto. Al massimo qualche alcolico! Quindi pensateci 😜
Oggi vi mando a tutti le tavole, ieri ho lavorato fino a tardi e non ci sono riuscita.
Articolo di Cecilia Tanghetti, ©️ Associazione capraecavoli, condividi non copiare grazie.

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