Nomenclatura botanica
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Titolo
Nomenclatura botanica
Descrizione
La descrizione delle piante in maniera sistematica, si può fare risalire al IV secolo a. C. con Aristotele e il suo allievo Teofrasto; circa 400 anni dopo, anche Dioscoride descrive in maniera ragionata altre 600 piante medicinali. Ma per centinaia di anni le nuove piante, sempre più numerose, che vengono via via scoperte sono classificate con sistemi diversi e nomi lunghissimi. Ovviamente, i nomi poi variavano da una località all'altra e spesso lo stesso fitonimo (nome) era dato in regioni diverse a piante diverse. Questo generava confusione, l'impossibilità di creare un linguaggio universale per potersi confrontare e l'impossibilità di studiare. Il primo a pensare a come creare un sistema unico di comunicazione, creando erbari con piante essiccate, fu il botanico italiano Andrea Cesalpino (1501-1577), che fu anche il primo a riunire le piante da lui conosciute in classi distinte. Successivamente Joseph Pitton de Tournefort (1656-1708) suddivise in categorie le piante, sulla base del loro habitus. La vera rivoluzione, però, si ha con Carl Nilsson Linnaeus (1707-1778) che nel 1735 pubblica il suo Systema Naturae, in cui codifica un sistema di classificazione basato sul numero degli stami e degli stili. Linneo introduce inoltre, il concetto di specie come unità fondamentale della sistematica e stabilisce l'uso della nomenclatura binomiale. L'inventore invece di questa semplice, ma altrettanto grandiosa, idea della nomenclatura binomiale è Gaspard Bauhin, nell'opera Pinax theatri botanici del 1596. Così "Ranunculus seminibus aculeatis foliis superoribus decompositis linearibus" diventa "Ranunculus arvensis" e questo rappresenta una totale rivoluzione in termini di comodità e funzionalità di classificazione e comunicazione! Il nome finalmente diventa composto da due sole parole; lo stesso nome diventa valido in tutte le lingue; ogni specie può essere, finalmente, identificata inequivocabilmente. Il sistema è stato adottato internazionalmente in botanica dal 1753, zoologia dal 1758 e batteriologia dal 1980.
L'unico svantaggio è il fatto che spesso in caso di cambiamento nella classificazione, si deve cambiare in parte o tutto il nome, per cui una stessa specie può adottare nel corso degli anni anche diversi nomi, così ad esempio Rosmarinus officinalis L. è diventato Salvia rosmarinus Spenn., oppure nomi di famiglie, come quello delle Compositae è diventato Asteraceae. Questo è legato soprattutto (ma non solo) all'introduzione di studi genetici in botanica. Non è un errore grave comunque riferirirsi a una pianta con un nome precedente, solo rivelate la vostra età al pubblico! 😜 Quindi cercate sempre di tenervi aggiornati per fingere di avere costantemente 20 anni e essere al terzo anno di università!
IL SISTEMA BINOMIALE: LE REGOLE
Il nome della specie è dato da un insieme di due parole: il primo è detto epiteto generico e il secondo epiteto specifico. L'epiteto generico indica a quale genere appartiene la pianta, il secondo il nome della specie all'interno del genere. Così in Sonchus asper, Sonchus oleraceus, Sonchus tenerrimus, la prima parola indica il genere, Sonchus, la seconda la specie: grespino spinoso, grespino comune e grespino sfrangiato. Il nome delle piante è espresso in latino e segue le regole grammaticali e ortografiche del latino, nonché la pronuncia (così Alliaria petiolata si pronuncia Alliaria peziolata oppure Arctium si pronuncia Arczium, Phytolacca si pronuncia Fitolacca ecc ). ATTENZIONE ad un errore che vedo spessissimo: il nome del genere viene scritto SEMPRE con l'iniziale maiuscola, mentre il nome specifico SEMPRE con la minuscola. Inoltre andrebbero scritti sempre in corsivo. L'unica abbreviazione corretta è il nome del genere puntato e nome specifico esteso, esempio S. oleraceus. Ma l'abbreviazione si può utilizzare SOLO quando il genere è stato precedentemente trattato nel testo. Il nome della famiglia va scritto SEMPRE con la lettera maiuscola e inoltre prende il nome del genere utilizzato per istituire la famiglia, con la desidenza aceae (Asteraceae, Poaceae, Oleraceae). Quindi non scrivete più Asteracee, adesso che lo sapete 😉 Ora, non è assolutamente obbligatorio scrivere il nome botanico della pianta! Mia nonna le chiama in dialetto e io le ho imparate così e, come sapete, adoro i nomi comuni che raccolgono in sé tutta la parte di etnobotanica. Ma se decidete di scrivere il nome in latino, scrivetelo giusto!
La sottospecie si istituisce se i caratteri differenziali non sono ritenuti dall'autore tali da fare assurgere l'esemplare ritrovato a rango di specie (es Acer opalus subsp. obtusatum). L'abbreviazione corretta di sottospecie è subsp. e non ssp.! Anche qua attenzione, che è un errore che si trova anche in alcuni libri 😭
Quando i caratteri differenziali sono ancora più sfumati si può usare un ulteriore categoria, che è la varietà, abbreviazione corretta var.
Dall'incrocio di due specie diverse si genera un ibrido, l'ibrido si indica col segno x, esempio Platanus x hispanica si genera dall'incrocio di P. orientalis e P. occidentalis.
Il nome delle cultivar deve essere scritto tra virgolette semplici (non doppie), in linguaggio corrente e non può essere lungo più di 10 sillabe, es. Genista tinctoria L. 'Royal Gold'.
La parte più complessa è data dall'uso del nome dell'Autore che deve essere sempre presente nelle pubblicazioni scientifiche mentre si può omettere in quelle divulgative, deve sempre essere sempre presente anche negli erbari e nei cartellini degli Orti Botanici.
Mentre il nome scientifico viene scritto in corsivo, la citazione dell'autore no. Inoltre la citazione dell'autore va fatta una sola volta in un articolo, per non appesantirlo. Le convenzioni sulla citazione degli autori differiscono, tra le piante e gli animali, e sono governate rispettivamente dal Codice Internazionale di Nomenclatura Botanica e dal Codice Internazionale di Nomenclatura Zoologica. I nomi degli autori botanici risultano abbreviati da un indice standardizzato e pubblicato dai Royal Botanic Gardens di Kew. Per autore si intende colui che per primo ha descritto e dato un nome a una nuova specie, sottospecie o varietà ed ha pubblicato questa descrizione rispettando le regole del Codice Internazionale di Nomenclatura Botanica, in una rivista scientifica. Se una specie è riclassificata in un altro genere, all'epiteto specifico segue il nome dell'autore originario messo tra parentesi, seguito dal nome dal nome dell'autore cui spetta la nuova denominazione, esempio Genista radiata (L.) Scop. Negli articoli che trattano la tassonomia dettagliata delle piante, vengono sempre aggiunti la data e la pubblicazione dell'autore, ma, nelle altre opere non tassonomiche, non è invece obbligatorio.
Per quanto riguarda le citazioni degli autori ci sarebbero ancora tante delle regole, ma sono veramente specifiche e quindi mi fermerei qua, che penso di avervi già tediato abbastanza 😉
Articolo di Cecilia Tanghetti, ©️ Associazione capraecavoli, condividi non copiare.
L'unico svantaggio è il fatto che spesso in caso di cambiamento nella classificazione, si deve cambiare in parte o tutto il nome, per cui una stessa specie può adottare nel corso degli anni anche diversi nomi, così ad esempio Rosmarinus officinalis L. è diventato Salvia rosmarinus Spenn., oppure nomi di famiglie, come quello delle Compositae è diventato Asteraceae. Questo è legato soprattutto (ma non solo) all'introduzione di studi genetici in botanica. Non è un errore grave comunque riferirirsi a una pianta con un nome precedente, solo rivelate la vostra età al pubblico! 😜 Quindi cercate sempre di tenervi aggiornati per fingere di avere costantemente 20 anni e essere al terzo anno di università!
IL SISTEMA BINOMIALE: LE REGOLE
Il nome della specie è dato da un insieme di due parole: il primo è detto epiteto generico e il secondo epiteto specifico. L'epiteto generico indica a quale genere appartiene la pianta, il secondo il nome della specie all'interno del genere. Così in Sonchus asper, Sonchus oleraceus, Sonchus tenerrimus, la prima parola indica il genere, Sonchus, la seconda la specie: grespino spinoso, grespino comune e grespino sfrangiato. Il nome delle piante è espresso in latino e segue le regole grammaticali e ortografiche del latino, nonché la pronuncia (così Alliaria petiolata si pronuncia Alliaria peziolata oppure Arctium si pronuncia Arczium, Phytolacca si pronuncia Fitolacca ecc ). ATTENZIONE ad un errore che vedo spessissimo: il nome del genere viene scritto SEMPRE con l'iniziale maiuscola, mentre il nome specifico SEMPRE con la minuscola. Inoltre andrebbero scritti sempre in corsivo. L'unica abbreviazione corretta è il nome del genere puntato e nome specifico esteso, esempio S. oleraceus. Ma l'abbreviazione si può utilizzare SOLO quando il genere è stato precedentemente trattato nel testo. Il nome della famiglia va scritto SEMPRE con la lettera maiuscola e inoltre prende il nome del genere utilizzato per istituire la famiglia, con la desidenza aceae (Asteraceae, Poaceae, Oleraceae). Quindi non scrivete più Asteracee, adesso che lo sapete 😉 Ora, non è assolutamente obbligatorio scrivere il nome botanico della pianta! Mia nonna le chiama in dialetto e io le ho imparate così e, come sapete, adoro i nomi comuni che raccolgono in sé tutta la parte di etnobotanica. Ma se decidete di scrivere il nome in latino, scrivetelo giusto!
La sottospecie si istituisce se i caratteri differenziali non sono ritenuti dall'autore tali da fare assurgere l'esemplare ritrovato a rango di specie (es Acer opalus subsp. obtusatum). L'abbreviazione corretta di sottospecie è subsp. e non ssp.! Anche qua attenzione, che è un errore che si trova anche in alcuni libri 😭
Quando i caratteri differenziali sono ancora più sfumati si può usare un ulteriore categoria, che è la varietà, abbreviazione corretta var.
Dall'incrocio di due specie diverse si genera un ibrido, l'ibrido si indica col segno x, esempio Platanus x hispanica si genera dall'incrocio di P. orientalis e P. occidentalis.
Il nome delle cultivar deve essere scritto tra virgolette semplici (non doppie), in linguaggio corrente e non può essere lungo più di 10 sillabe, es. Genista tinctoria L. 'Royal Gold'.
La parte più complessa è data dall'uso del nome dell'Autore che deve essere sempre presente nelle pubblicazioni scientifiche mentre si può omettere in quelle divulgative, deve sempre essere sempre presente anche negli erbari e nei cartellini degli Orti Botanici.
Mentre il nome scientifico viene scritto in corsivo, la citazione dell'autore no. Inoltre la citazione dell'autore va fatta una sola volta in un articolo, per non appesantirlo. Le convenzioni sulla citazione degli autori differiscono, tra le piante e gli animali, e sono governate rispettivamente dal Codice Internazionale di Nomenclatura Botanica e dal Codice Internazionale di Nomenclatura Zoologica. I nomi degli autori botanici risultano abbreviati da un indice standardizzato e pubblicato dai Royal Botanic Gardens di Kew. Per autore si intende colui che per primo ha descritto e dato un nome a una nuova specie, sottospecie o varietà ed ha pubblicato questa descrizione rispettando le regole del Codice Internazionale di Nomenclatura Botanica, in una rivista scientifica. Se una specie è riclassificata in un altro genere, all'epiteto specifico segue il nome dell'autore originario messo tra parentesi, seguito dal nome dal nome dell'autore cui spetta la nuova denominazione, esempio Genista radiata (L.) Scop. Negli articoli che trattano la tassonomia dettagliata delle piante, vengono sempre aggiunti la data e la pubblicazione dell'autore, ma, nelle altre opere non tassonomiche, non è invece obbligatorio.
Per quanto riguarda le citazioni degli autori ci sarebbero ancora tante delle regole, ma sono veramente specifiche e quindi mi fermerei qua, che penso di avervi già tediato abbastanza 😉
Articolo di Cecilia Tanghetti, ©️ Associazione capraecavoli, condividi non copiare.