Iperico

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Iperico

Descrizione

Hypericum perforatum
FAMIGLIA: assegnato dalla recente classificazione APG alle Hypericaceae, prima incluso nella famiglia delle Clusiaceae o Guttiferae (nomen conservandum)
GENERE: Hypericum: il genere Hypericum comprende 450 specie
NOMI LOCALI: erba di San Giovanni, pilatro, cacciadiavoli, millebuchi, erba dell’olio rosso, erba trona, balsamina, brunnulidda, cosulute di tais, erba crous, erba d' San Zuan, erba da taj, erba dal sangh, erba de la Madona, erba de piricoccu, erba de S. Gioan, erba de San Peu, erba dell'olio rosso, erba peja, erba pericon, erba pertusà, erba rossa, frore 'e Santa Maria, fuga demonii, impeja, lussignoel, ninsera, ossi de grillo, parforata, pelico, pelissana, perfaurada, perforata, perico pilastro, pirfuliata, trafurela.

PERCHÉ SI CHIAMA COSÌ: l'etimologia del nome del genere sembrerebbe derivare dal greco ὑπέρ hypér sopra e da εἰκων eikon immagine, dipinto: il nome potrebbe essere stato scelto in riferimento all'antica usanza di adornare la casa, la porta di ingresso e/o dipinti di Santi presenti in casa con mazzetti di iperico durante la festa di Walpurgisnacht (successivamente sostituita da quella di San Giovanni il 24 di giugno); il nome specifico invece si riferisce alle ghiandole traslucide presenti nelle foglie, che se guardate in controluce sembrano perforate.

Anche i nomi popolari millebuchi, parforata, perfaurada, perforata, pirfuliata, trafurela, pertusà rimandano proprio alla particolarità delle foglie; invece i nomi erba rossa, erba dal sangh e erba dell’olio rosso rinviano al particolare colore dell'olio contenuto nelle ghiandole che si può notare anche solo sfregando la foglia su un foglio o ancora di più facendo l'oleolito.
Sempre per quanto riguarda i nomi popolari, molti di questi si ricollegano a San Giovanni, infatti l'iperico è comunemente chiamato erba di San Giovanni, erba d' San Zuan, erba de la Madona, erba de S. Gioan, erba de San Peu, frore 'e Santa Maria: la celebrazione liturgica della Natività di san Giovanni Battista avviene il 24 giugno, e corrisponde al periodo di fioritura dell'iperico, essendo che la festività cristiana si è sovrapposta a manifestazioni ricollegabili a culti agrari e solari di origine pagana, ne ha acquisito anche alcuni rituali, come quello di utilizzare l'iperico.
I nomi: cacciadiavoli, fuga demonii e erba trona (erba dei tuoni) si collegano al fatto che l'iperico era considerato capace di proteggere dal male e dalle calamità naturali.
Invece balsamina è legata al peculiare odore particolarmente aromatico dell'iperico. Anche il nome brunnulidda, che si riferisce al fatto che l'iperico è "biondo" è collegato a una caratteristica della pianta: i fiori sono infatti di un bel giallo brillante. Ancora, erba crous, rinvia alla disposizione delle foglie; erba da taj all'utilizzo della pianta per rimarginare le ferite. Infine lussignoel deriva da un termine dialettale arcaico bresciano che significa "portatore di lucerna", cioè di qualcuno che illumina la via ed è sempre legato alle particolari proprietà di questa pianta.

DESCRIZIONE: a colpo d'occhio l'iperico sembra che formi dei cespugli piuttosto serrati, infatti spesso le piante crescono vicine. Sono piante perenni, erbacee, alte fino a un metro. Il loro fusto è glabro, lignificato alla base e molto ramificato in alto.
Le foglie sono opposte, sessili, hanno lamina ovale e sono gradatamente più piccole salendo verso l'alto; osservate controluce presentano numerose ghiandole traslucide che la fanno apparire "bucherellata".
I fiori di colore giallo-oro sono riuniti in corimbi ampi; hanno 5 sepali verdi, lanceolati e acuti e 5 petali ovali, con puntini scuri sul bordo. Gli stami sono molto numerosi.
I frutti sono capsule ovali composte da tre parti che si aprono a maturità liberando i semi scuri.

CARATTERISTICHE DA NOTARE PER RICONOSCERLO: fiore giallo a cinque petali, macchie scure sui petali, foglioline che, controluce, appaiono bucherellate.

DOVE CRESCE: in Italia è presente su tutto il territorio. Di trova spesso ai margini dei prati o delle strade, cresce fino ai 1600 m di altezza.

COSA SI UTILIZZA: la parte più utilizzata è la sommità fiorita anche se si può utilizzare tutta le pianta a seconda della proprietà che si vuole sfruttare

QUANDO SI RACCOGLIE: giugno/luglio. Si raccoglie quando la maggior parte dei fiori è aperta ma prima che appassiscano. Si decide la prima parte del fusto senza strappare la radice

PROPRIETÀ: digestive, antispasmodiche, ipotensive, antidepressive, ansiolitiche, astringenti e antinfiammatorie, localmente è anche cicatrizzante, analgesico e antisettico. I costituenti principali sono i derivati dall'antracene (ipericina, pseudoipericina), flavonidi, xantoni, olio essenziale, tannini, acido clorogenico e derivati dell'acido caffeico.
L'iperico ha anche proprietà tintorie: se si utilizzano fiori, foglie e steli insieme si otterrà un bel marrone caldo.
Se si utilizzano solo i fiori di otterrà un bellissimo verde (per utilizzare solo i fiori bisogna prima farli macerare in acqua per 12 ore e poi sobbollire per un’ora col tessuto di lana o seta, mordenzati con allume e cremor tartaro).

UTILIZZO CULINARIO: può essere utilizzato nella preparazione di liquori, per le sue proprietà aromatiche e digestive, e col fusto essiccato si può fare un tè.

UTILIZZO ESTERNO: l'oleolito è ottimo in caso di scottature, ferite, o per massaggiare parti indolenzite, e per dare tono alla pelle avvizzita. Si prepara riempiendo un vasetto di vetro trasparente di sommità fiorite, che verranno ricoperte a filo poi di un olio vegetale a scelta (a seconda della finalità utilizzare olio extravergine di oliva, riso o girasole. Sconsigliato quello di mandorle perché è molto delicato e irrancidisce al sole). Il vasetto và lasciato al sole chiuso per circa un mese avendo l'accortezza di aprirlo una volta al giorno per far fuoriuscire l'umidità. Passato un mese si filtra, si strizzano i fiori e si utilizza l'oleolito ottenuto puro o in unguenti. L'oleolito dura un anno.
In caso di pelli arrossate, couperose o eritemi si può fare un decotto con 5 g di sommità fiorite in 100 ml di acqua. Con il decotto filtrato e fatto raffreddare si possono fare impacchi che danno un grande sollievo.

UTILIZZO INTERNO: l'iperico è usato in erboristeria da oltre 2000 anni, soprattutto come ipotensivo e digestivo, nella moderna medicina erboristica invece vengono soprattutto sfruttate le sue proprietà antidepressive.
Attenzione le preparazioni di Hypericum perforatum interagiscono con alcuni farmaci, e potrebbero provocare l'aumento del metabolismo e la riduzione della concentrazione plasmatica e degli effetti terapeutici dei farmaci metabolizzati dalla famiglia del citocromo P450, con conseguente possibile fallimento terapeutico (fonte EMEA, European Medicines Evaluation Agency). Non solo, la pianta è un forte induttore del CYP3A4, enzima che metabolizza la maggior parte dei farmaci quindi è sconsigliato assumere l'iperico insieme ad anticoncezionali, antiepilettici, warfarin, immunosoppressori (ciclosporina), glicosidi cardiaci (digossina); e in caso di dosi di iperico superiori a 1 grammo/die (peso secco), inibitori non-nucleosidici della trascrittasi inversa HIV (nevirapina), altri inibitori della proteasi inversa HIV (indinavir), chemioterapici (irinotecan). Quindi non usate rimedi erboristici senza consultare il medico.
Detto questo, per la digestione o come ipotensivo si può fare un infuso con 1 g di fiori secchi in 100 ml di acqua. Una tazza una volta al giorno. Oppure una tintura lasciando per 5 giorni 20 g di fiori freschi in 100 ml di alcool a 30°. Si assume un cucchiaino dopo i pasti.

COME SI CONSERVA: l'iperico si usa fresco ma si può anche essiccare in mazzetti lassi appesi all'ombra e in un luogo areato.

IPERICO E FOTOSENSIBILIZZAZIONE: non esistono rischi di fotosensibilizzazione in caso di assunzione di dosaggi normali di estratti idroalcolici di iperico ma solo ad alte dosi, pertanto è sconsigliato sottoporsi a trattamento solarium o UV dopo assunzione di dosaggi estremamente elevati di estratto secco titolato in ipericina o di ipericina isolata.
La macerazione in olio utilizzata per la preparazione dell'olio di iperico, invece, fa degradare l'ipericina eliminando così buona parte delle controindicazioni.

TUTTI GLI HYPERICA HANNO LE STESSE PROPRIETÀ? No. Molte specie appartenenti al genere come Hypericum maculatum o Hypericum montanum hanno ottime proprietà anche se non sovrapponibili a Hypericum perforatum, altri come Hypericum calycinum, che viene spesso utilizzato nei giardini come bordura, non contiene i principi attivi di Hypericum perforatum e quindi non può essere utilizzato in alternativa a questo. Attenzione, alcune specie di Hypericum sono protette, quindi prima di raccogliere controllate sempre le norme delle vostre regioni.

IPERICO E TRADIZIONI: l'iperico è collegato ai riti solstiziali da tempo immemore. Nel medioevo, la notte del 23 giugno era tradizione dormire con un mazzolino d'iperico sotto il cuscino; appenderne un mazzetto sulla porta di casa contribuiva a proteggere la famiglia che ci abitava. Erba principe della cosiddetta Guazza di San Giovanni; viene tradizionalmente raccolta la sera del 23 giugno assieme ad altre erbe e posta in un bacile colmo di acqua.

Ma quali sono le altre piante adatte a realizzare la Guazza? Innanzitutto dobbiamo avvisarvi che non esiste una ricetta univoca, quanto un elenco approssimativo tra cui poter scegliere, in base a ciò che troveremo nei campi incolti delle nostre zone, nei nostri orti o nei nostri giardini.
Achillea, artemisia ruta, salvia, rosmarino, lavanda, alloro, finocchietto, elicriso, sambuco, avena, valeriana, melissa, menta, vinca e tutto ciò che ci potranno suggerire i nostri studi ed il nostro intuito.
Dopo avere lasciato la ciotola colma d'acqua ed arricchita dalle vostre erbe all' aperto per tutta la notte, al mattino seguente farete delle abluzioni con essa. Sciacquate l'intero corpo, o almeno il volto, le mani e le braccia prima che il sole sorga e la illumini. La vostra acqua magica propizierà bellezza, salute, benessere e buona fortuna.
Un' alternativa pratica e divertente alla preparazione della Guazza è rotolare sui prati ancora bagnati dalla rugiada, poiché la vegetazione ne possiede le stesse proprietà magiche. Anche se non è indispensabile essere completamente nudi, la tradizione lo consiglia! A voi la scelta.

Articolo di Cecilia Tanghetti e Valentina Frer, soggetto a copyright: potete condividerlo ma lasciando il mio nome, ogni violazione verrà perseguita.

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