Lattughe lattughine lattughelle

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Lattughe lattughine lattughelle

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SONO PERICOLOSE? SI POSSONO MANGIARE?
Lactuca sativa L. subsp. serriola, L. sativa, L. virosa sono sempre state utilizzate in fitoterapia. Già gli antichi egizi ne sfruttavano ampiamente le potenzialità farmacologiche. Vi lascio, per approfondire, lo studio del professor Samorini che chiarisce proprio la questione della "lattuga di Min".
Tre però sono gli errori o i luoghi comuni attorno a questo genere.
Il primo luogo comune è che per molto tempo si è pensato che anche il genere Lactuca contesse oppiacei, avendo effetti simili.
Secondo luogo comune, la confusione tra Lactuca sativa L. subsp. serriola e Lactuca virosa: possiedono entrambe le stesse proprietà farmacologiche ma Lactuca sativa L. subsp. serriola è di gran lunga più comune della L. virosa.
Il terzo luogo comune è che pur contenendo una quantità di principi attivi sovrapponibili, Lactuca sativa L. subsp. serriola in moltissimi testi viene considerata commestibile, Lactuca virosa no.
Facciamo chiarezza.
Il genere Lactuca veniva utilizzato in fitoterapia e come rimedio popolare sfruttando le sue proprietà analgesiche e sedative. Oltre a queste proprietà alle Lactuca e al lattucario (il latice estratto dalle stesse e fatto essiccare) sono riconosciute proprietà rinfrescanti, depurative, eupeptiche, rimineralizzanti, bechiche, lassative.
Quindi, si legge che, in caso di insonnia e irrequietezza, anche nei bambini, spesso veniva dato un decotto di lattuga oppure veniva spalmato sulle loro tempie il latice delle stesse; oppure che le foglie crude o cotte venivano applicate a mo' di cataplasmi su zone contuse, lussate e doloranti.
Effettivamente anche la scienza conferma gli usi tradizionali: i principi attivi sono lattucina e lattucopicrina, lattoni sesquiterpenici che non vanno ad agire sui recettori oppioidi ma sui recettori endorfinici, potenziando l'attività dei leganti endogeni in quanto inibiscono i loro processi catabolici (cioè, in soldoni, hanno effetto perché rallentano la distruzione di sostanze che il nostro corpo normalmente produce e che si legano ai recettori endorfinici), quindi è vero, hanno un'attività simile agli oppiacei ma non hanno gli stessi effetti collaterali (che per gli oppiacei sono stipsi e disturbi vasomotori).
Fin qua tutto bene. Il problema è che è stato isolato dalle specie del genere Lactuca, anche un alcaloide tropanico simile alla iosciamina, che è lo stesso alcaloide presente nelle Solanaceae allucinogene come giusquiamo, mandragola e stramonio, ed è stato isolato da tutte le Lactuca, quindi sì, ragazzi, anche dalla lattuga da orto (Lactuca sativa) che ne contiene lo 0,2%. (Questo spiegherebbe perché mi piaccia così tanto 😂😂😂😂😂😂😜🤭).
Gli alcaloidi tropanici sono responsabili delle allucinazioni e i deliri registrati nei casi di intossicazione accidentale da Lactuca.
Delle Lactuca si utilizzavano soprattutto le foglie e il latice estratto dal fusto. Tagliando gli steli fiorali, prima della comparsa delle infiorescenze, si raccolgono le goccioline di latice su una piastra di Petri (o un'evaporating dish), si lasciano asciugare e quando il latice è diventato bruno si gratta dalla piastra e si trita per ottenere una polvere. Questa polvere bruna è chiamata lattucario. Da 100 g di succo si ottengono circa 10 g di lattucario in polvere. Di solito erano usati 5/100 mg di lattucario per calmare la tosse e 300 mg per avere un effetto analgesico. Sino a 800/1000 mg di lattucario gli effetti psicoattivi non sono forti, oltre si potrebbe arrivare fino alla morte.
Non solo, il latice fresco ha una tossicità di gran lunga superiore al latice essiccato.
Quindi in fitoterapia il suo utilizzo in passato, scevro da effetti collaterali, è spiegabile dal fatto che sapevano come utilizzarlo e si attendevano strettamente a dosaggi empirici (che vi ho riportato) che sono stati poi confermati dalla scienza.
Per quanto riguarda gli utilizzi alimentari tutte le piante erbacee appartenenti alla famiglia delle Asteraceae e alla sottofamiglia delle Cichorioideae, sono tutte commestibili (tutte quelle che hanno il capolino di fiori ligulati, per intenderci). Le uniche sospette di tossicità sono: Crepis lacera e Lactuca virosa. Qualcuno indica anche Crepis pulchra ma non ho trovato alcuno studio medico o testo che confermi ciò. Quindi Crepis pulchra la escludo con certezza. Ma anche sulle altre due, non c'è nemmeno uno studio che indichi una reale tossicità nell'uomo, nessun caso di morte per ingestione e nessun caso di intossicazione grave. Quindi la mangiamo? Lactuca sativa L. subsp. serriola come gusto ricorda un po' l'indivia, Lactuca virosa è invece di un amaro decisamente sgradevole. Non è un caso che, sui libri ci siano 125mila ricette con la Silene vulgaris e 0 con la Lactuca sativa L. subsp. serriola o con la Lactuca virosa 😅 no?! Quindi se vi capita qualche foglia nel cesto di raccolta e la mangiate non succede nulla. Andare a raccoglierle apposta secondo me non ne vale la pena, vista la scarsa appetibilità.
Anche per quanto riguarda gli utilizzi fitoterapici io sono assolutamente contro il fai da te. Naturale non vuol dire sicuro. Le piante agiscono farmacologicamente perché contengono principi attivi e moltissimi farmaci sono derivati dalle piante proprio per questo. Tuttavia mentre con un farmaco abbiamo il controllo sulla quantità di principio attivo somministrato e conosciamo molto bene la farmacocinetica e la farmacodinamica, con le piante non abbiamo questo controllo. Non solo, un medico, prima di darvi una terapia, parte da una valutazione del vostro stato di salute. Quindi, dato che somministrare una sostanza naturale o di sintesi implica una valutazione complessa della sua azione e dello stato fisico della persona che lo assume, non tutti hanno le competenze e le capacità per farlo. Perciò no assolutamente al fai da te! Ve lo dico pure in bresciano: föm mia spacunade. Ok?
Ricordo anche che la fitoalimurgia non è una scienza ma un'arte. La botanica è una scienza, ma la fitoalimurgia è un'arte ed è decisamente legata alle tradizioni di un paese. Quindi alcune erbe che in Italia non vengono mangiate e usate, in altre nazioni invece si utilizzano. L'esempio è proprio con le Lactuca. I foragers statunitensi, ad esempio, insegnano tranquillamente a utilizzarla e come estrarre il lattucario. Sempre negli Stati Uniti al supermercato trovate in vendita il lattucario, le foglie e i germogli di fitolacca già lessati in barattolo, e i frutti della fitolacca come dimagrante. In Francia invece, come vi ho già detto, l'ornitogallo viene tranquillamente consumato (e adesso anche quelli che seguono capraecavoli 😜) e in Sud America i frutti delle Solanum. Ancora, in alcune zone dove sono presenti forme di sciamanesimo, c'è un utilizzo più disinibito anche delle piante psicotrope. Questo non per essere esterofila ma per dire che il foraging è un'espressione umana che rispecchia esperienze, religioni e culture di un determinato periodo storico e paese. Non è univoca, e questo è da tenere conto per evitare sterili ortodossie, e quando ci si approccia al foraging di un paese è bene anche studiarne la storia, la società e la religione per capire perché vengono utilizzate proprio alcune piante.
Ma vediamo adesso come si riconoscono le Lactuca più diffuse! Che la botanica so che vi piace tanto!
LATTUGA A FOGLIE DI SALICE
La Lactuca saligna ha foglie lunghe e strette. Il fusto è lignificato, bianco-osseo, senza setole subspinose, con foglie cauline aculeate sulla nervatura inferiore, che abbracciano il fusto. I fiori, che sono tutti ligulati, sono di un giallo pallido. Cresce un po' ovunque nei luoghi incolti.
LATTUGA SELVATICA O ERBA BUSSOLA
In Lactuca sativa L. subsp. serriola (Basionimo - nome precedente: Lactuca serriola) le foglie hanno profilo lanceolato, con apice ottuso e margini denticolati, con incisioni più profonde verso la base. Il fusto è eretto, robusto, rigido, cavo, glabro, con spine che si dispongono spesso lungo una linea verticale o formano chiazze sparse. Le foglie hanno un nervo centrale robusto, sono di colore verde glauco, sono glabre, ma pungenti e setolose ai margini, sulla nervatura centrale e sulle altre nervature. I capolini hanno una trentina di fiori ligulati, gialli, e ogni fusto ne porta numerosi. Le brattee sono disposte in più serie, sono embricate e spesso sono rossastre sui bordi. L'achenio presenta dei peli nella parte superiore.
LATTUGA VELENOSA
La Lactuca virosa ha foglie grandi, lunghe fino a 25 cm circa, con forme variabili da obovate a oblanceolate, con margine dentellato e spinuloso. Anche la nervatura centrale della pagina inferiore ha le spine. Il fusto è glabro, eretto, con spine sparse. L'infiorescenza è formata da numerosi capolini di fiori ligulati gialli. Ogni capolino è formato da una decina di fiori ligulati. Le brattee (squame) sono spiralate disposte in più serie, e spesso bordate di bianco. L'achenio è senza peli.
LATTUGA RUPESTRE
Lactuca perennis, qui il video dell' anno scorso https://youtu.be/im1Jh_sunIw
FOTO: mie (lungo la strada dal parcheggio all'asilo) e di Acta plantarum (il miglior sito per la flora italiana).
BIBLIOGRAFIA:
"Lattuga e lattucario: storia di equivoci ed enigmi insoluti". Di Giorgio Samorini su Erboristeria domani 2006
Wild lettuce (Lactuca virosa) toxicity
Sima Besharat et al. BMJ Case Rep. 2009.
Sesquiterpene Lactones in Tissue Culture of Lactuca virosa
A Stojakowska et al. Planta Med. 1994 Feb.
On the use of the Lactuca Virosa, in Hooping-Cough
T Gumprecht. Med Chir Trans. 1815.
Wild lettuce (Lactuca virosa) toxicity
Sima Besharat, Mahsa Besharat and Ali Jabbari
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3031874/
Tipburn resilience in lettuce (Lactuca spp.) - the importance of germplasm resources and production system-specific assays
Andrew M Beacham et al. J Sci Food Agric. 2023
Pharmacological Effects of Lactuca serriola L. in Experimental Model of Gastrointestinal, Respiratory, and Vascular Ailments
Khalid Hussain Janbaz et al. Evid Based Complement Alternat Med. 2013.
Chemical composition of different plant part from Lactuca serriola L. - focus on volatile compounds and fatty acid profile
Emil N Shukurlu et al. Z Naturforsch C J Biosci. 2023.
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Khalid Hussain Janbaz, 1 Muhammad Farhaj Latif, 1 Fatima Saqib, 1 Imran Imran, 1 M. Zia-Ul-Haq, 2 and Vincenzo De Feo 3 ,*
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3638630/
Biology, Ecology, Distribution and Control of the Invasive Weed, Lactuca serriola L. (Wild Lettuce): A Global Review
Aakansha Chadha et al. Plants (Basel). 2021.
Invasive Lactuca serriola seeds contain endophytic bacteria that contribute to drought tolerance
Seorin Jeong et al. Sci Rep. 2021.
Evaluation of the Anxiolytic and Anti-Epileptogenic Potential of Lactuca Serriola Seed Using Pentylenetetrazol-Induced Kindling in Mice and Metabolic Profiling of Its Bioactive Extract
Muhammad Ihsan Ullah et al. Antioxidants (Basel). 2022.
Questo, invece, è lo studio migliore fatto sulla biochimica e sul profilo nutrizionale delle Crepis: Ethnobotany, Phytochemistry, Biological, and Nutritional Properties of Genus Crepis — A Review
Natale Badalamenti, Francesco Sottile and Maurizio Bruno,
Luisa Pistelli, Academic Editor and Basma Najar, Academic Editor https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC8875603/
Sulla tossicità di Crepis lacera: Toxicity of Crepis lacera in grazing ruminants
Rosario Russo et al. BMC Vet Res. 2018.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/29514628/
Crepis lacera è una pianta della famiglia delle Asteraceae che è comune nella regione mediterranea. Gli agricoltori ritengono che questa pianta possa essere mortale per i piccoli ruminanti nelle zone del sud Italia. Tuttavia, mancano prove scientifiche e non esiste alcuna prova che C. lacera sia tossico per i ruminanti. Le autopsie condotte su quattro pecore hanno rivelato lesioni al fegato e ai reni. In questo studio è stato descritto l'avvelenamento da pecore e metaboliti secondari isolati da Crepis lacera per valutare l'attività biologica dei metaboliti sia in vitro che in vivo. Lo studio fitochimico delle porzioni aeree di Crepis lacera ha portato all'isolamento di cinque lattoni sesquiterpenici e due composti fenolici. La vitalità cellulare è stata valutata in colture cellulari della linea cellulare del rene bovino Madin Darby Bovine Kidney (MDBK) dopo incubazione con sostanze fitochimiche. I nostri risultati hanno mostrato che tre lattoni sesquiterpenici, 8-epidesacilcinaropicrina-3-O-β-glucopiranoside (2), 8-epigrosheimin (3) e 8-β-idrossideidrozaluzanina C (4), erano citotossici dopo 48 ore di incubazione. Inoltre, nello studio in vivo, gli animali che hanno ricevuto 1 mg/kg di peso corporeo di estratto di Crepis lacera e sono stati poi sacrificati dopo 48 ore hanno mostrato lesioni significative nel fegato, nei polmoni e nei reni. Queste lesioni sono state riscontrate anche nei ratti che hanno ricevuto 2 mg/kg di peso corporeo dello stesso estratto e sono stati sacrificati dopo 24 e 48 ore. Questi risultati convalidano l'ipotesi che C. lacera sia potenzialmente pericoloso se ingerito in grandi quantità da piccoli ruminanti domestici al pascolo. Ulteriori studi sono necessari per chiarire i meccanismi molecolari di Crepis spp. tossicità negli animali.
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