La pianta più odiata al mondo: Ailanto

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La pianta più odiata al mondo: Ailanto

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Se c'è una pianta odiata è l'ailanto! Il nome botanico è Ailanthus altissima (Mill.) Swingle, famiglia Simaroubaceae.
Viene odiata perché è una pianta che si diffonde molto, molto ma molto facilmente: in poco tempo raggiunge la maturità e produce un grande numero di semi e, come se non bastasse, si diffonde anche tramite polloni. Inoltre tanti dicono che sarebbe pure inutile. Quindi viene odiata perché è invasiva e osa PURE essere inutile! Non ci sono più gli extracomunitari di una volta!
Ok. Ora però proviamo a mettere da parte i pregiudizi e ragioniamo in maniera obiettiva.
Per prima cosa sappiate che l'ailanto è una specie alloctona (o aliena) MA le piante fino a prova contraria non hanno gambe e piedi. Di solito QUINDI non si spostano da sole. L'ailanto se è arrivato qua ci è arrivato perché nel 1854, a seguito di una morìa di Bombyx mori, falena della famiglia Bombycidae, che si nutre di foglie di gelso, ci fu una crisi nella produzione della seta. Per far fronte a questa crisi si decise di importare un'altra falena, Samia cynthia, il bombice dell'ailanto, appartenente alla famiglia Saturniidae, che non si nutriva di gelso bensì di ailanto. Quindi importando la falena, ovviamente senza pensarci troppo, si è importato anche il suo cibo: l'ailanto. Quindi siamo stati NOI UOMINI nel 1854 a importare l'ailanto in Italia!
Poi, la produzione della seta è andata scemando e non c'era più nessuno a rendere difficile la vita al nostro ailanto, mangiandolo!
L'ailanto ha trovato un territorio vastissimo (e bellissimo, pure con la pizza!) in cui diffondersi! Dopo tutto ha tutte le caratteristiche delle specie pioniere: è la prima a colonizzare ambienti devastati, a causa di fattori umani o naturali, ha una spiccata resistenza alla luce e alle elevate temperature, un accrescimento rapido, un precoce raggiungimento della maturità e quindi della produzione di semi, una disseminazione anemocora, una riproduzione vegetativa tramite polloni, e una enorme capacità di prosperare in condizioni avverse, anche in suoli poco profondi e poveri di sostanze nutritive. È una pianta che cresce pure sul cemento.
Però attenzione. Non si diffonde in ambienti sani. Mai incontrato un ailanto in un bosco sano! Dove, cioè, ci sono degli antagonisti autoctoni e dove il suolo non è stato devastato. Ma colonizza solo tutte quelle zone che sono state MASSACRATE E SFRUTTATE dall'uomo. E lì in quelle zone fa SOLO l'albero! GIURO. Niente di più! E cioè, stabilizza il terreno con le radici. Ospita e dà nutrimento a numerosi insetti e animaletti contribuendo a migliorare la biodiversità. Con le sue radici si insinua nei suoli più duri, aridi e compatti riportando fertilità e rendendo soffice il terreno. Assorbe i metalli pesanti. Riduce l'inquinamento atmosferico. È pure mellifero e dà luogo a un ottimo miele. Ripristina velocemente la vegetazione dove ci sono state devastazioni e incendi e infine contribuisce ad abbassare la temperatura nei suoli che va a coprire. Ed è pure una pianta bellissima!
Ora vorrei chiedere, a quelli che nei gruppi di riconoscimento piante, scrivono che è "schifosa, cattiva, parassita, inutile, disgustosa e pure puzzolente" se riescono a fare anche solo una delle cose che fa l'ailanto.
In più non è parassita perché fa fotosintesi clorofilliana! Cuscuta campestris è una pianta parassita ad esempio. Non l'ailanto! Non è inutile perché ha proprietà fitoterapiche eccezionali, ma anche se non le avesse è utilissima per il terreno e per gli insetti! E soprattutto mi spiegate il senso di attribuire valori morali, come "cattivo", a una pianta? Che fa? Si nasconde nell'ombra per saltarvi addosso, violentarvi e rapinarvi? La forma è sostanza. E le parole con cui descrivere le cose vanno pensate e scelte con cura. Sempre. Perché dicono NULLA della pianta ma TUTTO di voi!
Io capisco che sia una grande sofferenza vedere quei campi pieni di ailanto o cencio molle o Solidago canadensis o Senecio inaequidens o Datura stramonium o qualsiasi altra pianta aliena, ma odiare non serve. Servirebbe molto di più prendersi le responsabilità delle proprie azioni e ripensare al nostro stile di vita. Inutile lamentarsi del cencio molle se piantiamo solo soia per gli allevamenti intensivi e riempiamo i campi di glifosato. Creiamo situazioni folli e insostenibili e poi ci lamentiamo? E soprattutto diciamo che le "cattive" sarebbero le piante? Sicuri che sia la narrazione giusta? Quella di creare un nemico da odiare e su cui riversare tutta la responsabilità, capisco che sia una strategia politica molto in voga negli ultimi anni, ma non è mai utile quando si vuole risolvere un problema complesso. E questo è un problema complesso. Le specie alloctone sono un problema complesso. Ma noi siamo parte del problema.
P.S. se volete parlare male dell'ailanto non citatemi sempre il trito e ritrito esempio del caso dell'Isola di Montecristo. Dove le capre si cibavano delle ghiande e delle giovani piante del leccio, e a seguito di ciò l'ailanto si è diffuso dato che era meno gradito dalla capra. Perché questo esempio non vale. Perché anche sull'isola di Montecristo le capre non ci sono arrivate a nuoto. Ma sono state introdotte dal sempre poco lungimirante nemico pubblico numero uno: l'uomo.
Vi metto anche le foto della filanda di via Sorlini a San Vigilio, meta storica della gita di seconda elementare di tutti i Concesiani!
E vi consiglio di visitare assolutamente il museo della seta a Como! https://www.museosetacomo.com/ se non potete fisicamente anche solo on line troverete documenti interessantissimi da consultare! Non perdetevelo!
BIBLIOGRAFIA USATA PER L'ARTICOLO:
Foliar response of an Ailanthus altissima clone in two sites with different levels of ozone-pollution. Elisabetta Gravano et al. Environ Pollut. 2003
Using remote sensing data within an optimal spatiotemporal model for invasive plant management: the case of Ailanthus altissima in the Alta Murgia National Park. Christopher M Baker et al. Sci Rep. 2023.
Effects of Ailanthus altissima Invasion and Removal on High-Biodiversity Mediterranean Grasslands. Massimo Terzi et al. Environ Manage. 2021 Dec.
Invasive Growth of Ailanthus altissima Trees is Associated with a High Rate of Sensitization in Atopic Patients. Freerk Prenzel et al. J Asthma Allergy. 2022.
The behaviour of Ailanthus altissima weed and its effects on natural ecosystems. G Fotiadis et al. J Environ Biol. 2011 Nov.
Effects of long-term Ailanthus altissima extract supplementation on fear, cognition and brain antioxidant levels. Hafiz Muhammad Abdur Rahman et al. Saudi Pharm J. 2023 Feb.
Traditional uses, phytochemistry, and pharmacology of Ailanthus altissima (Mill.) Swingle bark: A comprehensive review. Xiang Li et al. J Ethnopharmacol. 2021.
Review on Invasive Tree of Heaven (Ailanthus altissima (Mill.) Swingle) Conflicting Values: Assessment of Its Ecosystem Services and Potential Biological Threat. Barbara Sladonja et al. Environ Manage. 2015 Oct.
Evaluating the Immunoreactivity of Ailanthus Altissima (The Tree of Heaven) Pollen Extract in Atopic Patients. Azam Samei et al. Iran J Allergy Asthma Immunol. 2020.
Extract and the quassinoid ailanthone from Ailanthus altissima inhibit nematode reproduction by damaging germ cells and rachis in the model organism Caenorhabditis elegans. S Lehmann et al. Fitoterapia. 2020 Oct.
Chemical Composition of Ailanthus altissima (Mill.) Swingle Methanolic Leaf Extracts and Assessment of Their Antibacterial Activity through Oxidative Stress Induction. Halima Boukhibar et al. Antibiotics (Basel). 2023.
Phenolic Profile, Antioxidant and DNA-Protective Capacity, and Microscopic Characters of Ailanthus altissima Aerial Substances. Tsvetelina Andonova et al. Plants (Basel). 2023.
Ailanthus altissima swingle has anti-anaphylactic effect and inhibits inflammatory cytokine expression via suppression of nuclear factor-kappaB activation. Tae-Hee Kang et al. In Vitro Cell Dev Biol Anim. 2010 Jan.
The alkaloids with neuroprotective effect from the root bark of Ailanthus altissima. Qing Shao et al. Nat Prod Res. 2023 Nov-Dec.
Herbicide activity of extracts from Ailanthus altissima (Simaroubaceae). Cristiano Pedersini et al. Nat Prod Commun. 2011 May.
Antiproliferative effects of tree-of-heaven (Ailanthus altissima Swingle). Vincenzo De Feo et al. Phytother Res. 2005 Mar.
Chemical Composition of Ailanthus altissima (Mill.) Swingle Methanolic Leaf Extracts and Assessment of Their Antibacterial Activity through Oxidative Stress Induction. Halima Boukhibar et al. Antibiotics (Basel). 2023.
Does the invasive species Ailanthus altissima threaten floristic diversity of temperate peri-urban forests? Eric Motard et al. C R Biol. 2011 Dec.
The alkaloids with neuroprotective effect from the root bark of Ailanthus altissima. Qing Shao et al. Nat Prod Res. 2023 Nov-Dec.
A New Canthinone-Type Alkaloid Isolated from Ailanthus altissima Swingle. Hye Mi Kim et al. Molecules. 2016.
Ailanthus altissima swingle has anti-anaphylactic effect and inhibits inflammatory cytokine expression via suppression of nuclear factor-kappaB activation. Tae-Hee Kang et al. In Vitro Cell Dev Biol Anim. 2010 Jan.
ANCORA QUALCHE CONSIDERAZIONE SULL'AILANTO
Mi dispiace che da parte di alcune persone il mio articolo sia stato frainteso. Quindi aggiungo una cosa. Io non ho scritto "piantiamo l'ailanto in tutta Italia e chissenefrega delle conseguenze". Assolutamente. Provate a rileggere l'articolo e i miei commenti. Io ho detto che va estirpato. Ho messo pure degli articoli che spiegano come farlo in maniera definitiva, nella bibliografia. Io sono la stessa che dice che il Senecio inidaequidens va estirpato, il Senecio vulgaris idem, non parliamo poi di Ambrosia artemisiifolia, Abutilon theophrasti, Buddleja davidii ecc. Che nei video vi dice di preferire la Solidago canadensis alla Solidago virgaurea perché la prima è invasiva e la seconda no. Che vi fa assaggiare la Reynoutria japonica che ha fermentato Francesca Pede e vi dice di mangiare il più possibile le piante invasive! Così almeno rendiamo loro la vita un pochino difficile. Sono la stessa che si oppone allo scambio semi e alle bombe di semi perché se in queste bombe ci sono solo i semi di Phacelia tanacetifolia è molto pericoloso. O voi mi garantite che introdurre la Phacelia tanacetifolia in Italia non comporta rischi nel futuro o col cavolo che faccio fare uno scambio semi ai miei corsi senza sapere cosa mi scambiate. Ma quando parliamo delle specie aliene essere manichei e creare fazioni è molto pericoloso. Quello delle specie alloctone è un problema complesso e l'uomo è parte del problema! Perché se continuiamo a piantare piante perché sono belle o esotiche senza pensare alle conseguenze non abbiamo capito proprio le basi delle cose! Il mio articolo voleva solo RICONSEGNARE LA RESPONSABILITÀ all'uomo. Se abbiamo provocato una cosa la dobbiamo risolvere noi. Non basta odiare perché magicamente si risolva! Magari tra qualche anno con l'ailanto si sarà raggiunto l'equilibrio che si è raggiunto con la Robinia pseudoacacia, con l'Artemisia verlotiorum e con il castagno (piante ormai naturalizzate). Magari no. Dato che non lo so, è bene ragionare sulle proprie azioni e non piantare MAI alberi a caso! Quando mio papà ha deciso di piantare alberi nel nostro campo mi ha spiegato che dovevamo farlo in maniera molto ragionata e preservare la biodiversità. Allora ha fatto una ricerca sulle nostre piante autoctone e abbiamo creato una siepe che solo nel lato nord comprendeva Sorbus torminalis, Sorbus aria, Acer campestre, Fraxinus ornus, Arbutus unedo, Cornus mas, Laburnum anagyroides, Cercis siliquastrum, Sorbus domestica, Crataegus monogyna, Quercus rubur, Quercus petraea, Quercus pubescens, Ostrya carpinifolia, Carpinus betulus, Corylus avellana, Viburnum lantana e Sambucus nigra. Abbiamo piantato anche Celtis australis (che è in assoluto la mia pianta preferita anche se non è autoctona). Mi ricordo ancora l'ordine 😅 dato che le annaffiavo io. Poi la domenica andavamo nel bosco col pödet per pulirlo dalle infestanti e a piantare querce e mio papà mi chiedeva i nomi in latino e in dialetto di tutte le piante che vedevamo. E io le sbagliavo tutte! Quindi continuerò a mettere in atto azioni per preservare la biodiversità. Così come ho imparato da mio papà da bambina. Che non è un botanico ma un uomo con molto buon senso e intelligenza. E dato che adesso ho finalmente imparato anche qualche nome ve li insegno pure. Perché il motto di noi ragazze di Capraecavoli è proprio "si ama solo ciò che si conosce e si rispetta solo ciò che si ama" quindi se vogliamo insegnare un nuovo modo di approcciarsi alla natura forse bisogna partire da insegnare i nomi. Domenica, anche io, sono andata in montagna con i miei bambini a raccogliere sacchi di sporco (tanti), strappare ailanto e piantare Quercus rubur, che faccio germinare a casa e poi pianto dove serve. Se vogliamo fare la differenza vediamo quindi di essere sempre oggettivi e non escluderci da un problema che abbiamo creato. Scrivere cose cattive sotto i miei post non serve a molto, penso. O anche insultarmi. Giuro. Se poi vi sfogate così ok, è un altro discorso, e per me non c'è problema, soprattutto se poi dopo vi sentite meglio, ma per l'ailanto credo proprio che non faccia la differenza 😉
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