CINORRODI: TUTTO QUELLO CHE VORRESTE SAPERE E NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE!

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CINORRODI: TUTTO QUELLO CHE VORRESTE SAPERE E NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE!

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PERCHÉ SI CHIAMANO CINORRODI E NON BACCHE?
Perché non sono bacche. In botanica con il termine cinorrodo o pometo (o cinorrodonte) ci si riferisce a un falso frutto che non deriva dall'ovario, ma dal ricettacolo ingrossato, carnoso, a forma di coppa che contiene al suo interno i veri frutti, gli acheni, ed è tipico delle rose. Mentre la bacca deriva dall'ingrossamento dell'ovario e ha una "buccia", una "polpa" e dei semi immersi nella polpa: ad esempio sono bacche l'uva o il pomodoro.

PERCHÉ SI CHIAMANO ACHENI E NON SEMI?
Perché quelli che vediamo non sono semi. Quando tagliamo a metà il cinorrodo vediamo i veri frutti che si chiamano acheni, e sono frutti secchi con una parete coriacea che ricopre e aderisce al seme. Vengono scambiati per semi perché tendiamo a considerare parete e seme, un tutt'uno.

COSA SUCCEDE SE CHIAMO IL CINORRODO BACCA E L'ACHENIO SEME?
Che nel mondo un botanico o una botanica ha un'extrasistole. Se la cosa viene ripetuta pure un attacco di panico. Siccome i botanici non sono tantissimi e sono persone molto gentili e a modo, che passano la maggior parte del tempo su un microscopio a studiare le FONDAMENTALI differenze tra impalpabili peli, non fanno guerre, non rompono le scatole, al massimo parlano di piante con termini incimprensibili tra loro, io direi di preservarli in salute.

PERCHÉ SONO CONSIDERATI UN SUPER FOOD?
Perché i cinorrodi contengono tantissimi fitocomplessi molto benefici e preziosi per la nostra salute!
Approssimativamente sono stati identificati e isolati 129 composti chimici. Tra questi troviamo flavonoidi, tannini, antociani, composti fenolici, grassi, acidi organici e composti inorganici.
Tra i composti idrosolubili troviamo acido gallico, acido ellagico, acido siringico (acido 4-idrossi-3,5-dimetossibenzoico), acido vanillico, catechine (catechina, epicatechina, gallocatechina, epigallocatechina, epicatechina gallato, epigallocatechina gallato), quercetina, kaempferolo, miricetina, rutina, acido L-ascorbico (vitamina C).
Tra i composti liposolubili: β-carotene o beta-carotene, licopene, monogalactosyldiacylglycerolo (MGDG) e digalactosyldiacylglycerolo (DGDG), tocoferoli che assieme ai tocotrienoli, sono elementi liposolubili che costituiscono il gruppo della vitamina E, tra questi quello più importante è senz'altro l'α-tocoferolo (alfa-tocoferolo), perché dotato della massima attività biologica (Phytochemistry, Traditional Uses and Pharmacological Profile of Rose Hip: A Review
Zahra Ayati et al. Curr Pharm Des. 2018. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/30317989/).
I cinorrodi contengono un particolare tipo di galattolipidi che hanno una specifica azione antinfiammatoria e attività antiossidante e che hanno mostrato di poter portare notevoli benefici clinici in condizioni come l'artrosi, l'artrite reumatoide e le malattie infiammatorie intestinali (trovate tutti gli studi sotto).

QUALI PROPRIETÀ HANNO?
I cinorrodi sono una vera panacea! Sono noti per avere una notevole azione antiossidante e antimicrobica. La loro attività antiossidante è dovuta ai polifenoli, alle vitamine C, E, B e ai carotenoidi. Hanno mostrato anche un’azione antinfiammatoria, oltre ad effetti antidiabetici e antitumorali.
Tra i fitocomplessi idrosolubili spiccano i composti fenolici e l'acido ascorbico. Harrison ha riscontrato un effetto benefico di questa vitamina nel declino cognitivo e nel morbo di Alzheimer. La concentrazione di questa vitamina nei cinorrodi varia da 1200 mg in 100 g di Rosa rugosa a 600 mg in 100 g di Rosa canina (Czyzowska et al.). Nei cinorrodi secchi invece il quantitativo di vitamina C è di 100 mg circa ogni 100 g (Jiménez et al.). Inoltre, i cinorrodi maturi hanno mostrato il più alto contenuto di tocoferoli e β-carotene, i cinorrodi immaturi hanno mostrato livelli più alti di acido ascorbico. I composti fenolici vengono sintetizzati nelle piante attraverso i carboidrati e vengono generalmente prodotti come meccanismo di difesa contro gli agenti patogeni e come protezione contro gli effetti delle radiazioni ultraviolette; l’acido ellagico è il più importante nei cinorrodi, ed ha mostrato un’azione anti-mutagena e anti-cancerogena in diversi test sia in vivo che in vitro. Questo composto può agire come antiossidante ed è stato anche in grado di indurre l’apoptosi nelle cellule cancerogene. La quercetina è il flavonoide più abbondante, e la quercetina e il suo derivato quercetina-3-O-glucuronide inibiscono la sovrapproduzione di ROS effettuando chemioprotezione della funzione mitocondriale attraverso azioni antiossidanti. Fujii e Saito hanno scoperto che, la quercetina è un potente inibitore della melanogenesi nelle cellule di melanoma di topo B16. L'inibizione della melanogenesi da parte della quercetina è dovuta all'inibizione sia dell'attività della tirosinasi che dell'espressione proteica. Conceição de Oliveira et al. hanno dimostrato come un elevato apporto di quercetina è anche associato a un minor rischio di soffrire di diabete di tipo II.
Oltre agli antiossidanti idrosolubili, nelle specie Rosa sono presenti anche antiossidanti liposolubili come carotenoidi e tocoferoli. Il caratteristico colore dall'arancio al rosso dei cinorrodi è dovuto ai vari carotenoidi. I più abbondanti tra questi sono il β-carotene e il licopene, seguiti da β-criptoxantina, rubixantina, zeaxantina e luteina. I carotenoidi sono molto importanti nella dieta umana poiché agiscono come provitamina A e possono prevenire alcune malattie croniche e persino il cancro. I tocoferoli, gli isomeri α, β, γ e δ e i tocotrienoli hanno capacità di eliminare i radicali liberi e i tocoferoli sono considerati tra i più importanti antiossidanti naturali. Diversi autori hanno dimostrato che questi antiossidanti hanno effetti benefici nelle malattie degenerative come l'aterosclerosi, il morbo di Alzheimer, le malattie cardiovascolari e alcuni tipi di cancro. Il contenuto di tocoferolo e l'attività della vitamina E variano a seconda della data di raccolta, della specie e dell'annata, mentre la maturazione dei frutti ha poca influenza su questa attività. Sono stati isolati dai cinorrodi della Rosa canina i galattolipidi (monogalattosildiacilgliceroli e digalattosildiacilglicerolo), composti che si accumulano nella membrana plasmatica delle piante, la maggior parte dei galattolipidi possiede acidi grassi con alti livelli di insaturazione. L’acido α-linolenico può raggiungere il 90% degli acidi grassi totali. Lopes et al. hanno scoperto che alcuni galattolipidi hanno un'azione antinfiammatoria e Maeda et al. hanno scoperto che questi composti hanno ruoli antitumorali. Larsen et al. e Cohen hanno isolato il (2S)-1,2-di-O-[(9Z,12Z,15Z)-ottadeca-9,12,15-trienoil]-3-O-β-d- galattopiranosil glicerolo da frutti essiccati e macinati di Rosa canina mediante frazionamento guidato da test biologici. Christensen ha isolato il galattolipide 1,2-di-O-α-linolenoil-3-O-β-d-galattopiranosil-sn-glicerolo dai cinorrodi della Rosa canina. Hou et al. hanno scoperto che il gliceroglicolipide bioattivo 1,2-di-O-α-linolenoil-3-O-β-galattopiranosil-sn-glicerolo (dLGG) identificato da C. rabens è risultato in vitro e in vivo essere un potente scavenger di ossido nitrico (NO). Il trattamento con dLGG ha inibito sia l'mRNA che l'espressione proteica dell'NO sintasi inducibile e della cicloossigenasi-2 (COX-2) nei macrofagi murini e ha inibito la trascrizione del gene COX-2 nelle cellule B16 trattate con 12-O-tetradecanoilforbol-13-acetato (TPA).
McCutcheon et al. hanno esaminato un centinaio di estratti di cinorrodi ottenuti in metanolo per determinare l'attività antivirale. Si è riscontrato che dodici estratti avevano attività antivirale a concentrazioni non citotossiche. Gli estratti di Rosa nutkunu e Ameunchier alnifoliu, entrambi membri della famiglia delle Rosaceae, si sono rivelati molto attivi contro un coronavirus enterico. Orhan et al. hanno anche riscontrato attività antinfiammatoria e antidolorifica in vivo dall'estratto acquoso grezzo, dall'estratto etanolico e da diverse frazioni ottenute da questi precedenti estratti di frutti di Rosa canina L.
Dogan et al. hanno studiato il contenuto minerale dei semi di diverse specie di rosa canina (Rosa canina L., Rosa dumalis subsp. boissiere, Rosa iberica, Rosa heckeliana subsp. vanheurckiana e Rosa pulverulenta). Il contenuto di azoto, fosforo e potassio delle specie studiate variava da 19.039 a 28.076 ppm (N), da 553 a 1080 ppm (P) e da 1142 a 2945 ppm (K). I contenuti di nichel, piombo e zolfo delle specie studiate variavano rispettivamente da 13,5 a 190,2 ppm, da 0,35 a 4,35 ppm, da 609,5 a 1152,5 ppm. Allo stesso modo sono stati analizzati anche altri minerali presenti in concentrazioni minori come sodio, ferro, manganese, zinco, rame, magnesio e calcio.

QUANDO SI RACCOLGONO?
I cinorrodi si raccolgono in autunno (ottobre/novembre e dicembre). Tradizionalmente si dice di raccoglierli dopo la prima gelata, quando diventano morbidi. Effettivamente quando sono morbidi sono dolcissimi e potete raccoglierli e "spruzzare" la polpa in bocca. Il problema è solo che quando sono morbidi non si possono più conservare o fare essiccare o cucinare. Quindi il mio consiglio è di raccoglierli quando sono rossi, turgidi e ancora duri, quindi prima delle gelate invernali perché quando li raccogliete ben maturi ma ancora duri sono più facili da pulire e si prestano per essere essiccati e per preparazioni come la tintura madre, gli aceti, fervida, liquori, sciroppi. Quando sono molli invece vale la pena solo mangiarli freschi raccolti direttamente dalla pianta. Attenzione che se li mangiate interi potreste avere pizzicorini fastidiosi quando fate la cacca (tra alcuni nomi vernacolari dei cinorrodi troviamo infatti brüsacul o gratacul, pizincul, stopacul...) ma ho notato che mangiandone fino a 10/12 interi con acheni e peli, non danno questi problemi. Di più sì.
L'altra cosa per cui vi consiglio di raccoglierli quando sono maturi ma ancora turgidi è perché un alimento che congela e poi si scongela corre sempre il rischio di non conservarsi, di sviluppare muffe, favorire la proliferazione batterica ed inoltre i principi attivi si avviano al processo di retrogradazione in molecole più semplici. Ultima cosa, il motivo per cui alcuni dicono di aspettare la prima gelata è perché congelandosi le cellule si ingrossano, la membrana cellulare si rompe, per processo meccanico, e si liberano i fitocomplessi. Orbene, per rompere le membrane cellulari con un processo meccanico basta frullare i cinorrodi! Oppure congelarli dopo averli puliti. Più semplice, comodo e sicuro che aspettate la natura!
Video che vi spiega quando e come raccoglierli qua: https://youtu.be/IjAMrahHdu8?si=yGcqT1tbOtJ1x2Fo

QUALI PREPARAZIONI CASALINGHE POSSO FARE PER CONSERVARE E ASSUMERE CINORRODI?
Sono tantissime! Anche perché in cucina sono molto versatili quindi non c'è limite alla fantasia e al loro utilizzo! Questo è quello che facciamo noi:
1. polvere di cinorrodi essiccati;
2. mellito con cinorrodi freschi;
3. essiccati interi per decotti;
4. tintura madre;
5. liquori e grappe;
6. sciroppo;
7. aceto;
8. fermentati in diversi modi;
9. ketchup;
10. sciroppi (vi ricordate quello dell'anno scorso che vi ho fatto assaggiare ai corsi, cinorrodi e melagrana?!)
11. soda e country wine.

Lasciandoli interi potere fare la tintura madre (c'è il nostro corso on line sulle TM per info 3245931293), liquori, grappe, sciroppi, aceto e fermentazioni, e il decotto. Una volta puliti, invece, potete fare la polvere, il ketchup o il mellito. Non mi dilungo perché ho preparato un video con tutte le ricette, che trovate qua: https://youtu.be/wqL9ggSWfUg?si=VvaPBnAyz4bWMAGY
Sul sito, invece, trovate il buonissimo liquore ZIA MAME dell'anno scorso, ricette del mellito e tanto altro! https://www.capraecavolibiblio.org/s/capraecavoli/item/1147

COSA FACCIO CON GLI ACHENI?
Sarebbe bellissimo poterli piantare per fare crescere rose ma ho notato che se estratti dal cinorrodo non riescono più a germinare. Quindi potrebbe essere un'idea spremerli per estrarre l'olio preziosissimo. Ma non ho trovato metodi casalinghi per poterlo fare facilmente.

TUTTE LE ROSE SI POSSONO USARE?
TUTTE le rose producono cinorrodi utili a essere utilizzati in cucina: ovviamente per poter utilizzare i cinorrodi delle rose è necessario non aver fatto alcun trattamento con sostanze chimiche e, i cinorrodi, devono essere maturi (rossi generalmente, ma esistono rose che fanno cinorrodi tendenti al nero). I nostri preferiti come sapore, sono i cinorrodi di rosa rugosa. Tradizionalmente si parla solo di Rosa canina perché è quella più studiata e più citata in fitoterapia MA TUTTE LE ROSE, E RELATIVI CINORRODI, SONO COMMESTIBILI! Anche quelle che avete in giardino! Ercisli et al. hanno studiato la composizione chimica dei frutti di Rosa canina, Rosa dumalis subsp. antalyensis, Rosa dumalis subsp. boissiere, Rosa villosa, Rosa pulverulenta e Rosa pisiformis. In questo studio, è stato osservato che il contenuto fenolico totale più elevato corrispondeva a Rosa canina (96 mg equivalenti di acido gallico/g peso secco) e Rosa pulverulenta (94 mg equivalenti di acido gallico/g peso secco), mentre il contenuto maggiore di acido ascorbico corrispondeva a Rosa dumalis subsp. boissiere (943 mg di acido ascorbico/100 mL) e alla Rosa pulverulenta (923 mg di acido ascorbico/100 mL). Più recentemente, Demir et al. hanno studiato la quantità di composti fenolici e le attività antiossidanti di cinque diverse specie di rosa, tra cui Rosa canina, Rosa dumalis, Rosa gallica, Rosa dumalis subsp. boissiere e Rosa hirtissima. Hanno scoperto che la maggior quantità di composti fenolici corrispondeva a Rosa dumalis subsp. boissiere (52,94 mg di acido gallico/g di peso secco) e che il resto di essi mostrava concentrazioni molto simili di circa 30 mg di acido gallico/g di peso secco. Per quanto riguarda la concentrazione dei singoli composti fenolici, gli autori hanno riscontrato un'elevata concentrazione di catechina, procianidina B2 ed epicatechina gallato nella Rosa dumalis subsp boissiere. Aladedunye et al. hanno scoperto che i principali composti fenolici degli estratti del frutto di Rosa woodsii erano acido gallico, catechina e quercetina, il che coincide con i risultati di Abdel-Hameed et al. negli estratti di Rosa damascena.

POSSO FARE L'OLEOLITO CON I CINORRODI? No. Usare i cinorrodi per fare un oleolito è un grandissimo spreco! Perché le sostanze contenute sono soprattutto idrosolubili, non solo, le sostanze liposolubili presenti non sono così facili da estrarre con la macerazione in olio. Quindi abbiamo poche sostanze liposolubili da estrarre e che non si possono estrarre con il metodo casalingo dell' oleolito. Ma non solo, se non li pulite bene e nell'oleolito restano i pelucchi e vi spalmate l'oleolito sulla pelle potreste pure crearvi irritazione e prurito. Con gli acheni si potrebbe ottenere un olio, ma anche qua, non è possibile farlo con gli strumenti che abbiamo in casa. La quantità di olio contenuta nei semi dipende dalla specie e varia dal 5 al 18%. Nella rosa canina l'olio di semi è composto per il 97% di acido linoleico, oleico, palmitico e stearico; il restante 3% è costituito da 12 acidi grassi minoritari. Grajzer et al. e Kazaz et al. hanno riscontrato che il contenuto di acido linoleico è pari a circa il 40–56% dell’olio di semi, l’α-linoleico e i suoi derivati tra il 20–30% e l’acido oleico il 14–20%. L'olio di semi di rosa canina è stato utilizzato nei cosmetici per il suo effetto terapeutico sui disturbi della pelle. Inoltre, Szentmihalyi et al. hanno confrontato vari metodi per estrarre l'olio dai cinorrodi, l'estrazione tradizionale con solvente, mediante ultrasuoni e estrazione con fluido sub e supercritico a microonde. Gli acidi grassi insaturi (acido oleico, linoleico e linolenico) sono stati estratti per un massimo compreso tra il 35,9 e il 54,7% utilizzando le microonde e gli acidi grassi polinsaturi (acido linoleico e linolenico) sono stati trovati tra il 60% e il 90% negli oli ottenuti.

QUALI SONO I FATTORI CHE INFLUENZANO LA CONCENTRAZIONE DEI FITOCOMPLESSI?
Diversi fattori potrebbero influenzare il contenuto di sostanze fitochimiche nella rosa canina. Dai risultati di diversi studi, sembrerebbe che ci sia una certa variabilità, soprattutto nella concentrazione di vitamina C e ciò potrebbe essere dovuto all'instabilità dell'acido ascorbico. Dogan e Kazankaya hanno scoperto che la variabilità nel contenuto di vitamina C nei cinorrodi dipende dall'origine geografica della pianta e dalla specie, non solo, Romano et al. hanno scoperto che il contenuto di vitamina C dipende anche dalla quantità di luce ricevuta dalla pianta e dal livello di ossigeno dell'ambiente. Allo stesso modo, molti fattori potrebbero influenzare il contenuto di vitamina C della rosa canina e il livello di freschezza del frutto sembra essere uno dei più importanti. Stralsjö et al. hanno dimostrato come i cinorrodi essiccati avevano un contenuto di acido ascorbico inferiore rispetto ai cinorrodi freschi. Anche Baiano e del Nobile hanno concluso che la quantità di vitamina C dipende soprattutto dal tempo trascorso dalla raccolta e la conservazione. Türkben et al. hanno evidenziato come la quercetina e la (+)-catechina erano i principali composti fenolici nella rosa canina della Rosa canina, ma le loro concentrazioni sono molto variabili a seconda del livello di maturazione dei frutti, nonché delle condizioni di lavorazione e delle tecniche di manipolazione. Demir et al. hanno scoperto che la concentrazione di catechina dipende dall'origine geografica e da fattori ecologici (luce, temperatura o nutrienti del suolo) proprio come nel caso della vitamina C. Allo stesso modo, hanno anche riscontrato un'elevata variabilità degli acidi fenolici come acido vanillico, acido caffeico e acido protocatecuico. Cunja et al. hanno scoperto che il gelo stimola la formazione di β-carotene e licopene nei cinorrodi della Rosa canina, ma riduce la concentrazione di acido ascorbico e di alcuni glicosidi della quercetina. Allo stesso modo, hanno scoperto che la capacità antiossidante diminuisce nei cinorrodi congelati. Allo stesso modo, altri studi hanno confrontato il contenuto di composti nutraceutici (vitamina C, fenoli neutri e fenoli acidi) di quattro specie di rosa: Rosa pouzinii, Rosa corymbifera, Rosa glauca e Rosa canina) provenienti da diverse zone geografiche della Spagna, i risultati hanno mostrato una grande variabilità quantitativa nel contenuto di acido ascorbico e fenoli neutri, e differenze quantitative e qualitative nel contenuto di fenoli acidi, a seconda della specie. È stata trovata un'ottima correlazione tra la freschezza della rosa canina e la concentrazione di polifenoli neutri. Sono state riscontrate differenze significative nel contenuto di fenoli acidi tra le specie studiate.

QUALI CONDIZIONI TRAGGONO MAGGIORI BENEFICI DAL CONSUMO DI CINORRODI?
Per consumo si intende almeno 5 g di polvere di cinorrodi secchi per un mese, oppure un decotto con 4g/100 ml o 20 gocce per tre volte al giorno di TM.

1. Attività antitumorale
L’insorgenza e la progressione del cancro sono strettamente correlate ai livelli intracellulari delle specie reattive dell’ossigeno (ROS). Il danno indotto dai ROS nel DNA mitocondriale e nucleare produce mutazioni responsabili della comparsa del tumore, mentre lesioni in altri componenti cellulari, come proteine o lipidi, contribuiscono al mantenimento del fenotipo canceroso. Inoltre, le cellule tumorali sono note per i loro livelli di ROS anormalmente aumentati, a causa del ruolo di queste molecole nella proliferazione cellulare. Per evitare danni da stress ossidativo, vengono aumentati anche i sistemi antiossidanti delle cellule tumorali. Di conseguenza, l’equilibrio redox nel cancro è piuttosto delicato e la sua alterazione innesca la morte cellulare. Pertanto, molte strategie chemioterapiche si concentrano sulla rottura dell’equilibrio redox. Poiché i vegetali sono una fonte naturale di composti antiossidanti, molti studi evidenziano l’efficacia di un’ampia varietà di piante contro il cancro.
Il ruolo dei cinorrodi nel trattamento del cancro è stato ampiamente testato su un’ampia varietà di linee cellulari tumorali e nella maggior parte dei casi sono stati ottenuti risultati promettenti. In molti studi si sono riscontrati diminuzioni significative della vitalità cellulare dopo aver incubato queste linee cellulari tumorali con estratto intero di Rosa o con frazioni purificate dei suoi componenti più rilevanti (vitamina C e composti fenolici neutri e/o acidi). Questo effetto antiproliferativo può essere correlato alle proprietà antiossidanti di questi estratti. Secondo Jiménez et al. l'incubazione della linea cellulare Caco-2 con frazioni di Rosa ha comportato una drastica diminuzione dei livelli di ROS. Inoltre, le frazioni con la più alta attività antiossidante – vale a dire i composti fenolici neutri e acidi – erano anche quelle con il maggiore effetto antiproliferativo. Inoltre, Guimarães et al. hanno dimostrato che gli effetti antiproliferativi degli estratti di Rosa erano dovuti principalmente al loro contenuto fenolico, poiché gli estratti arricchiti con composti fenolici non antociani mostravano una maggiore attività antiossidante e fornivano valori GI50 più elevati rispetto agli estratti arricchiti con antociani. Alcuni tumori presentano un fenotipo reattivo guidato dall'ossigeno, il che significa che utilizzano i ROS prodotti dal fenomeno Warburg come molecole segnale. I pazienti affetti da questi tumori glicolitici, che di solito tendono ad avere una prognosi sfavorevole, sono i candidati più probabili a beneficiare della terapia antiossidante.
Tuttavia, Tumbas et al. e Guimarães et al. hanno anche notato che l'incubazione di alcuni estratti di Rosa con adenocarcinoma mammario (MCF-7) ha portato ad un aumento della vitalità cellulare. Suggeriscono che il loro contenuto in fitoestrogeni isoflavoni possa stimolare la crescita di cellule estrogeno-dipendenti come le MCF-7. Quindi, in conclusione, l’uso terapeutico della Rosa può essere limitato al cancro glicolitico e dovrebbe essere evitato nei tumori estrogeno-dipendenti per non promuovere la crescita del cancro.
L’attività antitumorale delle specie del genere Rosa non è esclusivamente legata alle loro proprietà antiossidanti. Gli effetti antiproliferativi degli estratti di foglie di Rosa canina, ad esempio, sono stati osservati sul modello cellulare di leucemia mieloblastica (cellule HL60) e, in misura minore, sul modello di leucemia mielomonocitica (cellule U937), da soli o in combinazione con altri estratti vegetali. L’incubazione con estratti vegetali ha provocato una sovraregolazione del recettore della vitamina D e del recettore dei retinoidi X, accompagnato da un aumento dell’attività trascrizionale di questo complesso recettoriale. Risultati di Zhamanbayeva et al. suggeriscono che alcune sostanze fitochimiche contenute nella Rosa canina potrebbero imitare il meccanismo d'azione degli analoghi della 1,25-diidrossivitamina D3 testati in studi clinici contro la leucemia mieloide; questi composti mostrano un'intensa attività di induzione della differenziazione.
Lee et al. hanno scoperto che gli estratti di Rosa rugosa inibiscono la crescita della linea cellulare LNCaP del cancro alla prostata umana a causa della sua attività anti-istone acetiltransferasi. Il recettore degli androgeni (AR) è un fattore di trascrizione ligando-dipendente che agisce come una molecola chiave per la proliferazione del cancro alla prostata. L’acetilazione degli istoni regola la trascrizione dei geni correlati all’AR, quindi molti farmaci antitumorali sono progettati per interrompere questo processo. Inibendo l'attività dell'istone acetiltransferasi, gli estratti di Rosa rugosa hanno represso la trascrizione mediata dal recettore degli androgeni e di conseguenza hanno indotto la morte cellulare. Inoltre, la co-somministrazione di estratti di Rosa rugosa e flutamide, un antagonista del recettore degli androgeni comunemente usato nella chemioterapia del cancro alla prostata, ha comportato un maggiore blocco della trascrizione. Questo effetto sinergico dimostra che gli estratti di Rosa rugosa possono avere un futuro promettente nella sola terapia o come adiuvante.
La Rosa roxburghii è un'altra pianta medicinale tradizionale con proprietà antitumorali. Innanzitutto, Liu et al. hanno osservato che, in combinazione con Fagopyrum cymosum, estratti di Rosa roxburghii inducono apoptosi intrinseca nel carcinoma squamoso dell'esofago umano (CaEs-17), nel carcinoma gastrico umano (SGC-7901) e nel carcinoma polmonare (A549). Quindi, Chen et al. hanno scoperto che i polisaccaridi grezzi estratti da Rosa roxburghii inducono una forte citotossicità sulla linea cellulare A2780 del cancro epiteliale ovarico e riducono la migrazione cellulare, rivelando il potenziale uso terapeutico di Rosa roxburghii per il trattamento del cancro ovarico metastatico. Per quanto riguarda il meccanismo d'azione sottostante, Chen et al. hanno osservato che l'incubazione con polisaccaridi grezzi ha portato ad una diminuzione dell'espressione della metalloproteasi-9 della matrice (MMP-9). La MMP-9 è un enzima proteolitico sovraregolato in alcuni tumori, compreso il cancro ovarico, ed è associato a prognosi sfavorevole a causa della sua capacità di degradare alcuni componenti della matrice extracellulare e quindi di promuovere metastasi. Sebbene il meccanismo attraverso il quale i polisaccaridi grezzi di Rosa roxburghii riducono l’espressione di MMP-9 rimanga sconosciuto, altri studi che utilizzano polisaccaridi estratti da Inonotus obliquus hanno rivelato che la trascrizione di MMP-9 è stata interrotta tramite fattori di trascrizione dell’RNA, poiché la via di segnalazione di NF-κB è stata inibita.

2. Artrite reumatoide
Negli studi clinici è stato dimostrato che la polvere di rosa canina riduce i sintomi associati all'infiammazione reumatoide. Questo effetto è legato al suo alto contenuto di molecole antinfiammatorie, come il galattolipide GOPO (1,2-di-O-α-linolenoil-3-O-β-d-galattopiranosil-sn-glicerolo), che può ridurre la chemiotassi dei leucociti polimorfonucleati, dei neutrofili e dei monociti del sangue periferico, nonché diminuire i livelli di proteina C-reattiva (CRP), una proteina prodotta nel fegato in risposta all’infiammazione. Inoltre, è stato dimostrato che la rosa canina riduce la produzione di diverse citochine proinfiammatorie chiave (TNF-α, IL-1β, IL-6, (IFN)-γ, IL-12) e chemochine CCL5 (RANTES), IP- 10 (CXCL10).
Diversi acidi grassi presenti nella rosa canina, come l'acido triterpenoico, l'acido ursolico, l'acido oleanolico e l'acido betulinico, tra gli altri, hanno dimostrato di inibire l'attività della cicloossigenasi (COX) 1 e 2. L'espressione di COX facilita l'invasione dei fibroblasti sinoviali nelle articolazioni dei pazienti con artrite reumatoide e l'accumulo di prodotti finali della glicazione avanzata. L’inibizione della COX contribuisce a ridurre l’infiammazione nei pazienti con artrite reumatoide.
Il processo infiammatorio innescato dall’artrite reumatoide è stato anche associato ad un aumento della generazione di specie reattive dell’ossigeno e dell’azoto (ROS/RNS), che contribuiscono al danno tissutale. Di conseguenza, i nutrienti antiossidanti come la vitamina C, la vitamina E, i carotenoidi, i polifenoli e gli enzimi antiossidanti potrebbero svolgere un ruolo significativo nella protezione contro gli effetti dannosi dei ROS/RNS prodotti nell’artrite reumatoide. È stato dimostrato che gli estratti lipofili e i polifenoli della rosa canina riducono la produzione di ROS e inibiscono il rilascio di NO dai macrofagi. Inoltre, i flavonoidi totali della rosa canina proteggono dall’apoptosi cellulare, dal danno indotto dal DNA e dall’H2O2 mitocondriale, nonché dal danno ossidativo indotto dal peptide beta-amiloide.
Un'altra alterazione comunemente riscontrata nei pazienti con artrite reumatoide consiste in una disregolazione della via di segnalazione del fattore nucleare (NF-κB). NF-κB regola un'ampia varietà di processi biologici tra cui l'immunità, l'infiammazione e l'apoptosi. Nell’artrite reumatoide, la produzione sbilanciata di mediatori proinfiammatori e il danno ossidativo promuovono un’attivazione cronica della via NF-κB, che provoca infiammazione, iperplasia e distruzione dei tessuti. Di conseguenza, l’inibizione di NF-κB costituisce un potenziale bersaglio per l’AR. In questo contesto, diverse specie del genere Rosa hanno mostrato azioni inibitorie sulle risposte infiammatorie correlate a NF-kB. Ad esempio, i fitosteroli presenti nelle diverse specie di Rosa, come il β-sitosterolo, attenuano la fosforilazione di NF-κB nelle cellule endoteliali umane stimolate dal TNF-α. I composti fenolici, come l'acido gallico, ristabiliscono l'associazione di IκBα con NF-κB, ostacolando la capacità di NF-κB di legarsi al DNA, mentre l'astragalina e l'acido tormentico inibiscono la fosforilazione e la degradazione di IkBα così come NF-κB traslocazione nucleare.
Oltre all'infiammazione, i pazienti con artrite reumatoide soffrono di distruzione ossea anormale causata da un'attivazione anormale degli osteoclasti. La differenziazione degli osteoclasti dipende dalle citochine e dai fattori legati alla membrana espressi dalle cellule T. L'attivatore del recettore del ligando NF-κB (RANKL) è una delle principali citochine osteoclastogeniche. Quando il ligando si lega a RANK, IκBα chinasi (IKK), NF-κB e il fattore nucleare delle cellule T attivate, il citoplasma 1 (NFATc1) viene attivato in sequenza, portando all’osteoclastogenesi. È stato scoperto che l’estratto acquoso di rosa canina inibisce l’attivazione di NF-κB mediata da RANKL e rallenta l’osteoclastogenesi indotta da RANKL, e quindi potrebbe costituire una molecola bioattiva contro la distruzione ossea nell’artrite reumatoide.
Di conseguenza, grazie alla sua composizione in molecole bioattive, tutti i membri del genere Rosa studiati, hanno dimostrato di avere azioni analgesiche e antinfiammatorie in diversi modelli animali di dolore e infiammazione dell'artrite reumatoide.

3. Osteoporosi
Nelle ossa, i ROS svolgono un duplice ruolo. In condizioni fisiologiche, la produzione di ROS da parte degli osteoclasti facilita la distruzione del tessuto calcificato, favorendo il rimodellamento osseo. Inoltre, nelle fratture ossee, l’interazione tra il filamento di collagene e la fase minerale genera grandi quantità di ROS che possono facilitare la guarigione ossea. Tuttavia, una maggiore attività osteoclastica può aumentare la generazione di anione superossido e inibire le attività della superossido dismutasi e della glutatione perossidasi, innescando lo stress ossidativo. Questo aumento anomalo di ossidanti può sovraattivare diversi enzimi proteolitici, come l’elastasi dei neutrofili o le proteinasi metalliche, promuovendo il danno ossidativo della matrice extracellulare ossea, con una conseguente alterazione del metabolismo e della vitalità cellulare. Pertanto, l’integrazione di antiossidanti può contribuire a ripristinare la densità minerale ossea (BMD) regolando i livelli di stress ossidativo. Estratti di Rosa spp. hanno dimostrato di svolgere un ruolo importante nella prevenzione dell'osteoporosi.
D’altro canto, gli antiossidanti svolgono un ruolo chiave nella regolazione della differenziazione degli osteoblasti. Ad esempio, l'acido ascorbico (AA), è un cofattore necessario per l'idrossilazione e la secrezione del procollagene e per la formazione del collagene stabile a tripla elica, molecola necessaria per la corretta crescita e maturazione sia del tessuto connettivo che osseo.
Diversi studi hanno dimostrato che l’integrazione di antiossidanti naturali, inclusi i polifenoli, riduce la perdita ossea causata dallo stress ossidativo. Di conseguenza, i cinorrodi, grazie al loro alto contenuto di antiossidanti, costituisce un potenziale trattamento per l'osteoporosi riducendo il danno causato da un eccesso di ROS nel tessuto osseo e aumentando la formazione ossea attraverso la sintesi della matrice di collagene e la stimolazione degli osteoblasti.

4. Diabete
Diversi studi hanno dimostrato che la sovrapproduzione di ROS ha un ruolo chiave nella gravità delle complicanze del diabete. Nei pazienti diabetici, l'iperglicemia induce una sovrapproduzione di superossido da parte della catena di trasporto degli elettroni mitocondriale, che aumenta il flusso della via dell'esosamina, migliora la formazione di prodotti finali avanzati della glicosilazione e attiva la proteina chinasi C. Inoltre, i ROS migliorano anche la generazione di ossido nitrico favorendo il perossinitrito, un forte ossidante che danneggia il DNA. Il danno al DNA attiva l’enzima nucleare poli(ADP-ribosio) polimerasi e di conseguenza riduce i livelli di NAD+, un sottrattore della poli(ADP-ribosio) polimerasi. L’esaurimento di NAD+ rallenta la velocità della glicolisi, del trasporto degli elettroni e della formazione di ATP e produce una ribosilazione ADP del GAPDH. Questi processi provocano una disfunzione endoteliale acuta che contribuisce anche allo sviluppo di complicanze diabetiche. Negli studi medici sono stati somministrati numerosi farmaci antidiabetici, nonché la vitamina E antiossidante naturale. La rosa canina, per il suo alto contenuto in antiossidanti, potrebbe costituire una potenziale terapia adiuvante per il diabete mellito. Una delle principali cause del diabete mellito è la carenza di vitalità e funzionalità delle cellule β pancreatiche. L'estratto di rosa canina con una concentrazione di 0,001 mg/ml ha aumentato significativamente la proliferazione della linea cellulare βTC6 rispetto alle cellule di controllo. Questi risultati sono stati supportati da Orhan et al., che hanno scoperto che la frazione R-H2O dei frutti di Rosa canina riduceva significativamente il livello di glucosio nel sangue nei ratti diabetici indotti da streptozotocina (STZ) (50-62%) e hanno dimostrato l'effetto ipoglicemizzante della Rosa canina in un modello animale di diabete mellito. Inoltre, studi istopatologici su organi di ratti diabetici indotti da STZ hanno rivelato che basse dosi di estratto di Rosa canina (250 mg/kg di peso corporeo) aumentavano significativamente il numero di isole rispetto ai ratti diabetici del gruppo di controllo e miglioravano l'istologia delle isole necrotiche. del pancreas. Questo effetto non è stato associato al contenuto fenolico della Rosa canina, che è contenuta principalmente negli estratti di etanolo e metanolo, ma a diversi composti bioattivi come vitamina B e C, carotene, acidi organici, flavonoidi, tannini, monosaccaridi, oligosaccaridi e pectine contenuti nell'estratto polare. Da parte loro, Can et al. hanno dimostrato che gli estratti acquosi ed etanolici dei frutti di Rosa canina non avevano attività ipoglicemizzante nei conigli normali. Tuttavia, nonostante il potenziale dell’estratto di rosa canina nel miglioramento della proliferazione cellulare, lo stesso estratto non evita il danno al DNA e di conseguenza non è in grado di prevenire la riduzione della vitalità delle cellule β associata alla glucotossicità osservata nel diabete mellito di tipo 2.
Nel diabete, l’iperglicemia è anche associata a una maggiore glicogenesi e a una minore produzione di glicogeno, quindi la riduzione dell’assorbimento di glucosio nel fegato potrebbe migliorare le complicanze del diabete. L’estratto di rosa canina non è stato in grado di modificare l’assorbimento del glucosio nella linea cellulare epatica HepG2. Tuttavia, in modelli dietetici ad alto contenuto di grassi, gli estratti di rosa canina hanno regolato negativamente il programma lipogenico epatico, determinando una riduzione >50% dei lipidi epatici e un conseguente miglioramento della sensibilità all'insulina e della tolleranza al glucosio, nonché una riduzione del colesterolo plasmatico.

5. Iperlipidemia
Niominya et al. hanno dimostrato che gli estratti acquosi di acetone all'80% di cinorrodi (50 mg/kg/giorno e dai semi 12,5 e 25 mg/kg/giorno) di Rosa canina riducevano significativamente i livelli plasmatici di trigliceridi (TG) e di acidi grassi liberi (FFA) dopo 14 giorni di trattamento nei topi. Il principale composto bioattivo di questo estratto è il trans-tiliroside, la cui somministrazione ha ridotto significativamente i livelli di TG nel fegato e tendeva a diminuire i livelli di FFA, Niominya et al. hanno anche scoperto che il trans-tiliroside ha aumentato l'espressione dei livelli di mRNA del recettore α attivato dal proliferatore del perossisoma (PPAR-α) nel tessuto epatico 24 ore dopo una singola somministrazione orale. PPAR-α è un fattore di trascrizione che induce l'espressione del gene PPAR-acil-CoA ossidasi e quindi portare a un substrato ridotto di FA per la sintesi dei TG. Sebbene siano necessari studi più approfonditi, questi risultati suggeriscono che l’effetto antilipidemico della Rosa canina potrebbe essere basato sulla sua capacità di promuovere il metabolismo dei lipidi.
Questi risultati sono stati confermati anche da Taghizadeh et al. (2016) che hanno scoperto che la somministrazione dell'estratto di Rosa canina in ratti diabetici indotti da STZ alla dose di 250 mg/kg di peso corporeo ha ridotto significativamente i livelli di trigliceridi sierici mentre i livelli di colesterolo sierico, lipoproteine a bassa densità e lipoproteine ad alta densità non sono stati modificati.
D'altra parte, l'analisi GC-MS dell'olio di semi di diverse specie di rosa canina ha rivelato un alto contenuto di acidi grassi polinsaturi ω-3 e ω-6 (45,38–54,58% acido linoleico (ω-6), 13,67–24,75% acido alfa linolenico (ω-3), 20,83% acido oleico (ω-9), 12,97% acido palmitico, 8,54% acido stearico e 1,99% acido arachidonico. I risultati ottenuti hanno rivelato che l'olio dai semi di rosa contiene acidi grassi polinsaturi ω-3 e ω-6 che diminuiscono i livelli di TG. I meccanismi alla base di questa riduzione dei livelli di TG nel plasma sono complessi. Da un lato, gli acidi grassi polinsaturi, come quelli contenuti negli estratti di rosa canina, prevengono la legame dell’eterodimero LXR/RR alle regioni regolatorie LXRE contenute nel promotore SREBP-1c e, di conseguenza, riducono l’espressione di SREBP-1c. SREBP-1c è un fattore di trascrizione con un ruolo chiave nel controllo della lipogenesi epatica La soppressione dell'espressione di SREBP-1c determina una riduzione dell'acetil-CoA carbossilasi e della FA sintasi, con conseguente diminuzione della sintesi di FA. Inoltre, gli acidi grassi polinsaturi riducono l’attività degli enzimi chiave nella biosintesi dei TG, come la fosfoidrolasi dell’acido fosfatidico o la diacilglicerolo (DG) aciltransferasi che catalizzano rispettivamente il fosfatidato in DG e il DG in TG. Secondariamente a una diminuzione della sintesi dei TG, gli acidi grassi polinsaturi possono anche inibire la sintesi e il rilascio delle lipoproteine epatiche a densità molto bassa (VLDL)-TG. D’altro canto, gli acidi grassi polinsaturi possono sopprimere l’espressione della lipasi epatica e dell’Apo CIII e aumentare l’Apo CII e il recettore VLDL.

6. Obesità
L’obesità può essere sostanzialmente classificata come un processo infiammatorio, poiché la disfunzione degli adipociti determina un aumento della produzione di citochine proinfiammatorie. Concentrandosi sui potenziali benefici della rosa canina per la prevenzione dell'obesità, Ninomiya et al. hanno riportato le proprietà anti-obesità del trans-tiliroside (kaempferol 3-O-(6′′-p-coumaroyl)-β-glucoside), un flavonoide glicosidico contenuto nella Rosa canina. La somministrazione di estratti di rosa canina e di trans-tiliroside da solo a modelli di ratto ha portato ad una riduzione del sovrappeso e dell'accumulo di grasso nel fegato. Inoltre, è stato riscontrato che il metabolismo dei lipidi aumenta dopo la somministrazione di trans-tiliroside, poiché il recettore α attivato dal proliferatore del perossisoma (PPARα) era sovraespresso.
Anche Nagatomo et al. hanno osservato che sia l’estratto di Rosa canina che il trans-tiliroside erano in grado di prevenire l’accumulo di lipidi nel modello cellulare di adipociti differenziati. Sui modelli murini, entrambe le condizioni hanno portato ad una diminuzione del peso corporeo. Infine, hanno riscontrato una diminuzione significativa dell’espressione di PPARγ dopo la somministrazione dell’estratto di Rosa canina. Come PPARα, PPARγ è implicato nell’omeostasi lipidica, oltre ad essere coinvolto nell’adipogenesi e nel controllo della sensibilità all’insulina.
Partendo da questi risultati, Nagamoto et al. hanno studiato gli effetti dell'assunzione giornaliera di estratti di rosa canina su volontari sovrappeso. Hanno osservato che questa integrazione contribuisce a ridurre i livelli di grasso viscerale addominale senza effetti collaterali indesiderati.

7. Disturbi renali
Utilizzando un modello di ratto, Ashtiyani et al. hanno studiato l’effetto della somministrazione orale di Rosa canina nel danno renale acuto e hanno osservato una riduzione del danno renale.
Risultati simili sono stati ottenuti da Zhao et al. utilizzando flavonoidi estratti da Rosa laevigata. In questo caso particolare, hanno osservato che Rosa laevigata ha ridotto i livelli di ROS nelle cellule epiteliali del dotto tubulare renale di ratto (NRK-52E), correlato con un effetto protettivo sulla lesione renale. Inoltre, anche le proprietà antinfiammatorie dei flavonoidi sono coinvolte nell’attenuazione del danno renale acuto, poiché comportano una diminuzione dell’espressione dei geni correlati a NF-kB.
La nefropatia diabetica (DN) è una delle lesioni più comuni associate al diabete, incoraggiati da questi risultati, Zhou et al. hanno studiato l'effetto della somministrazione di Rosa laevigata su ratti diabetici. Il trattamento con Rosa laevigata ha ridotto i livelli di specie reattive dell'ossigeno aumentando i livelli di superossido dismutasi, che ha prodotto un effetto migliorativo del danno renale. Ancora una volta, l’espressione dei geni correlati a NF-κB è diminuita dimostrando inequivocabilmente il potenziale antinfiammatorio di questa pianta.
Vi è una notevole carenza di farmaci per la prevenzione e il trattamento della nefrolitiasi da ossalato di calcio. I ricercatori si sono quindi concentrati sullo sviluppo di strategie di prevenzione al fine di evitare la formazione di calcoli. Tayefi-Nasrabadi et al. hanno utilizzato un modello di ratto nefrolitiasico per testare l’effetto degli estratti di Rosa canina sulla formazione di calcoli. Hanno osservato una diminuzione del contenuto di ossalato di calcio nei ratti trattati, nonché una diminuzione del numero di calcoli di ossalato di calcio. Si suppone che questo effetto sia dovuto all'attività antiossidante della Rosa canina, poiché è stata riscontrata una significativa riduzione della perossidazione lipidica nei reni, uno dei principali fattori di rischio per la nefrolitiasi. In conclusione, tutti i dati raccolti da Tayefi-Nasrabadi et al. mostrano il potenziale ruolo terapeutico della Rosa canina nella prevenzione e persino nel trattamento della nefrolitiasi.

8. Epatotossicità
Molte lesioni epatiche sono caratterizzate da perossidazione lipidica, generazione di radicali liberi e riduzione dell'attività degli enzimi antiossidanti. Studi in vivo hanno rivelato che il trattamento con l'estratto del frutto di Rosa canina a dosi di 500 e 750 mg/kg ha ripristinato i livelli di questi enzimi marcatori in un modello di danno epatico indotto da CCl4. Inoltre, gli estratti di Rosa canina hanno attenuato l'alterazione istopatologica prodotta da questo composto. Si ritiene che il meccanismo d’azione della Rosa canina nelle malattie del fegato si basi sul suo contenuto in antiossidanti e composti fenolici in grado di ridurre la perossidazione degli acidi grassi insaturi indotta da CCl4, prevenendo il danno delle membrane cellulari.

9. Attività neuroprotettiva
L’Alzheimer è una malattia neurodegenerativa caratterizzata da un accumulo extracellulare di amiloide β e la formazione di grovigli neurofibrillari composti da elevate quantità di proteina tau iperfosforilata che porta alla perdita neurale e alla gliosi.
Al momento la Rosa damascena è una delle piante medicinali più promettenti per la cura dell’Alzheimer. Esfandiary et al. hanno integrato ratti con Alzheimer con estratti di Rosa damascena e hanno riscontrato un miglioramento della memoria spaziale e a lungo termine. Le proprietà antiossidanti dei flavonoidi contenuti in questi cinorrodi sono gli elementi più probabilmente responsabili del loro effetto neuroprotettivo, poiché si suppone che inibiscano la sintesi dell'amiloide β. Concretamente, il flavonoide miricetina ha mostrato il potenziale anti-Alzheimer più rilevante, poiché è in grado di evitare la formazione di β amiloide e possiede una certa attività tau-antagonista. Inoltre, le sue proprietà antiossidanti sembrano agire come protezione contro il danno neuronale.
In modo abbastanza simile, lo stress ossidativo è collegato ad altre malattie come l’epilessia. Il fatto che sia stato dimostrato che la perossidazione lipidica è aumentata nei pazienti epilettici, mentre i livelli plasmatici delle vitamine A e C sono risultati significativamente diminuiti, porta i ricercatori a supporre che la terapia antiossidante possa essere utile. Infatti, l’integrazione di flavonoidi è stata confermata come un potenziale strumento terapeutico per l’epilettogenesi grazie alle sue proprietà antiossidanti intrinseche precedentemente discusse. Inoltre, alcuni flavonoidi sono in grado di legarsi al complesso canale GABAA-Cl, agendo come agenti anticonvulsivanti.
Gli effetti anticonvulsivanti e neuroprotettivi della Rosa damascena sono stati ripresi da Homayoun et al. utilizzando un modello di ratto. La somministrazione di estratti di rosa damascena ha migliorato le convulsioni e ha anche ridotto la formazione di "dark neuron", migliorando di conseguenza i disturbi della memoria. I "dark neuron" sono comunemente osservati nelle malattie legate al cervello e la loro comparsa sembra essere collegata allo stress ossidativo.

10. Effetti dermatologici
Fuji et al. hanno studiato l'effetto della quercetina isolata dalla Rosa canina sulla melanogenesi nelle cellule di melanoma di topo B16. La melanina è responsabile della pigmentazione della pelle, dei capelli e degli occhi umani, ma la sua biosintesi eccessiva porta a disturbi della pelle come macchie senili. L'enzima chiave in questo processo è la tirosinasi e si è scoperto che la quercetina della Rosa canina è in grado di inibirne l'attività e di conseguenza ridurre il contenuto di melanina nelle cellule di melanoma di topo. È interessante notare che questa riduzione del contenuto di melanina non era correlata a una diminuzione della vitalità cellulare, un punto chiave per la loro potenziale applicazione nell’industria cosmetica. Successivamente, la somministrazione orale di estratti di rosa canina alle cavie marroni ha ridotto la pigmentazione della pelle, dimostrando i loro effetti inibitori della melanogenesi in vivo e suggerendo il potenziale utilizzo della Rosa canina come agente schiarente della pelle in cosmetica.
Phetcharat et al. hanno testato l'attività della polvere di cinorrodi sugli effetti legati all'invecchiamento. Hanno effettuato uno studio clinico randomizzato, controllato in doppio cieco su volontari sani maschi e femmine di mezza età e hanno studiato l’effetto della polvere di rosa su (1) rughe della pelle e (2) longevità dei globuli rossi. Per quanto riguarda la prima parte dello studio, la polvere di rosa canina ha ridotto la profondità delle rughe a zampe di gallina, ha aumentato il contenuto di umidità della fronte e ha migliorato l’elasticità della pelle. D'altra parte, la polvere di Rosa canina ha ridotto la disintegrazione della membrana dei globuli rossi e, di conseguenza, ha aumentato la longevità cellulare. Gli effetti antietà della Rosa canina sono legati alle sue proprietà antiossidanti, poiché alcune sostanze fitochimiche sono in grado di eliminare le specie reattive dell'ossigeno prodotte dalle radiazioni UV e quindi ridurre i danni alla pelle. La vitamina C potrebbe avere un duplice ruolo nella protezione della pelle poiché oltre al suo effetto antiossidante; è direttamente coinvolto nella formazione della pelle e del collagene. Inoltre, l’effetto antinfiammatorio di alcuni componenti della Rosa canina è legato anche alla protezione dall’infiammazione e dai danni indotti dai raggi UV. Infine, i composti antiossidanti e gli acidi grassi polinsaturi sono i principali contributori agli effetti della Rosa canina sull’aumento della longevità dei globuli rossi, poiché entrambi prevengono il danno alla membrana cellulare.
Parte dell'effetto antietà della rosa canina è dovuta alla sua attività come agonista PPAR-α. PPAR-α è coinvolto nei processi infiammatori, poiché la sua attivazione porta ad un'inibizione dell'espressione di geni proinfiammatori come le metalloproteasi della matrice (MMP). La normale funzione delle MMP consiste nella degradazione dei componenti della matrice extracellulare. Di conseguenza, le MMP svolgono un ruolo chiave anche nel fotoinvecchiamento, la cui sintesi aumenta dopo l’esposizione ai raggi UV. Risultati di Jeon et al. concordarono con questa ipotesi: gli estratti di Rosa multiflora agiscono come agonisti PPAR-α che inducono una diminuzione dei livelli di espressione di MPP, migliorando gli effetti legati al fotoinvecchiamento sulla pelle murina.

11. Diarrea
Studi in vivo hanno dimostrato che l'estratto metanolico di foglie e cinorrodi di Rosa canina possiede una significativa attività antidiarroica mediata da un meccanismo antisecretorio che induce un accumulo di liquidi paragonabile a quello ottenuto con il farmaco standard, il difenossilato. Inoltre, l’estratto ha ridotto significativamente il transito intestinale, aumentando così l’assorbimento di acqua ed elettroliti.
Il meccanismo molecolare alla base dell’attività antidiarroica dell’estratto di Rosa canina potrebbe basarsi sull’inibizione dell’acetilcolina e dell’istamina.
Sebbene siano necessari ulteriori studi per identificare il principio attivo responsabile dell'attività antidiarroica della Rosa canina, il suo utilizzo potrebbe costituire una potenziale terapia per questa alterazione intestinale.

12. Effetti gastrici
I cinorrodi e gli estratti di Rosa canina hanno mostrato un effetto antiulcerogenico, come mostrato da Gürbüz et al. Inducendo l'ulcera su modelli di ratto, hanno osservato che la Rosa canina era in grado di prevenire totalmente la formazione di ulcere. Lattanzio et al. hanno osservato che il trattamento con Rosa canina previene l'erosione della mucosa gastrica ed evita la formazione di ulcere emorragiche. L'attività antiossidante degli estratti di rosa canina – che è stata conservata anche a pH acido gastrico – è responsabile dei risultati ottenuti, poiché la perossidazione lipidica e la produzione di ROS sono altamente coinvolte nel danno gastrico.

13. Effetto antimicrobico
L’effetto antibatterico di alcune specie di Rosa è stato studiato approssimativamente nei ceppi di batteri Gram positivi e Gram negativi. È interessante notare che questi test hanno confermato la presenza di composti antimicrobici in diverse parti del pianta: fiori, foglie, semi e cinorrodi. Risultati di Olech et al. si concentrano sulla correlazione tra la capacità antiossidante degli estratti di rosa canina, a causa del loro contenuto fenolico, e il loro potenziale antibatterico. Il meccanismo d'azione da loro proposto è una deprivazione energetica causata da un'iperacidificazione dell'interfaccia della membrana plasmatica che distrugge l'H+-ATPasi.
Gli autori sostengono l’esistenza di singoli agenti antimicrobici piuttosto che di una combinazione di composti distinti. In questa linea, Miyasaki et al. evidenziano il ruolo antibatterico dell’acido ellagico della Rosa rugosa, un composto fenolico con un effetto moderato contro l’Acinetobacter baumanii. Si suppone che l’acido ellagico sottoregola l’espressione del gene della polifosfatasi chinasi 1 (PPK1) e la sua attività, un enzima con un ruolo cruciale nella virulenza. Interessante è anche l’uso aggiuntivo di composti derivati dalla rosa canina per potenziare l’attività dei farmaci esistenti. Di conseguenza, la tellimagrandina I estratta dalla Rosa canina ha potenziato l’effetto dell’antibiotico β-lattamico oxacillina contro lo Staphylococcus aureus multiresistente ai farmaci. Questo fitochimico è in grado di inibire la proteina legante la penicillina 2′ (PBP2), un enzima batterico responsabile della resistenza agli antibiotici β-lattamici. Il ruolo dell’Helicobacter pylori nell’insorgenza dell’ulcera peptica è stato menzionato in precedenza e il potenziale antiulcerogenico della Rosa canina, ma i benefici della rosa canina nel trattamento dell’ulcera potrebbero andare oltre. Risultati di Horváth et al. hanno dimostrato che alcuni carotenoidi della Rosa canina avevano una certa attività anti-Helicobacter pylori. Hanno osservato che uno dei carotenoidi più abbondanti era il licopene, la cui attività antiossidante è un fattore chiave nell’eradicazione dell’Helicobacter pylori. Come scavenger dei ROS, il licopene previene il danno al DNA indotto dallo stress ossidativo nelle cellule gastriche infette e di conseguenza inibisce l’apoptosi. Questi fatti messi insieme ai precedenti risultati di Gürbüz et al. e Lattanzio et al. suggeriscono che la Rosa canina può essere un potente strumento non solo nel trattamento dell'ulcera ma anche nella sua prevenzione, poiché gli estratti di rosa canina potrebbero ridurre il carico di Helicobacter pylori prima della comparsa del danno.
Le infezioni del tratto urinario (UTI) sono un insieme di disturbi caratterizzati da un'elevata carica di uno o più ceppi batterici e persino di funghi in qualsiasi parte del tratto genito-urinario. Se non trattate correttamente, le infezioni del tratto urinario possono favorire altre malattie come la pielonefrite, soprattutto se i batteri infettivi contengono ureasi. Di conseguenza, gli inibitori dell’ureasi rappresentano un approccio farmacologico interessante per la gestione delle infezioni del tratto urinario.
Bai et al. hanno riportato l’effetto inibitorio dell’ureasi degli estratti di Rosa indica così come il loro effetto antimicrobico mostrato contro cinque ceppi batterici comunemente presenti nelle infezioni del tratto urinario. Gli autori non hanno approfondito le sostanze fitochimiche concrete che svolgono questa inibizione, ma l’attività antiureasi di alcuni composti fenolici è stata ben dimostrata. Pertanto, il contenuto fenolico della Rosa indica è il più probabile agente inibitore dell'ureasi.
Il microbioma intestinale è una complessa varietà di microrganismi, principalmente batteri, che colonizzano il tratto digestivo e stabiliscono una relazione simbiotica con il corpo umano. L’assunzione di antibiotici o i cambiamenti nella dieta influenzano la composizione del microbioma e potrebbero portare a una situazione di disbiosi. La disbiosi è caratterizzata da un aumento di batteri potenzialmente dannosi accompagnato da una diminuzione di microrganismi protettivi ed è considerata una delle principali cause di disturbi intestinali come la malattia infiammatoria intestinale o il cancro del colon-retto.
È stato dimostrato che la Rosa rugosa inibisce la crescita di batteri patogeni ma non altera la crescita dei bifidobatteri o dei lattobacilli. L'effetto antimicrobico dei composti fenolici sopra menzionati sembra essere selettivo, poiché Kamijo et al. hanno osservato che i tannini della Rosa rugosa inibiscono solo la crescita dei batteri patogeni, suggerendo che la Rosa rugosa sia un promettente prebiotico.
L’effetto antivirale della rosa canina è stato meno studiato, ma in questo campo sono state condotte anche alcune ricerche interessanti. Nel 1995 è stato segnalato l’effetto protettivo degli estratti di Rosa nutkana contro il coronavirus bovino.
Alcuni fitochimici della Rosa rugosa hanno mostrato attività anti-epatite C (HCV) inibendo la sua capacità di invadere gli epatociti. La tellimagrandina, che ha un effetto potenziante sull’azione degli antibiotici β-lattamici, è stata in grado di legare due proteine dell’involucro responsabili della capacità invasiva dell’HCV. L'inibizione dell'invasione dell'HCV dimostrata dalla tellimagrandin deve essere confermata in vivo, ma al momento rappresenta un farmaco promettente per il trattamento dell'epatite.
Ma senza dubbio una delle più grandi epidemie virali del nostro tempo è la sindrome da immunodeficienza acquisita o AIDS. Nel 2013, circa 35 milioni di persone sono state infettate dal virus dell’immunodeficienza umana di tipo 1 (HIV-1) e i decessi correlati all’HIV sono stati circa 1,5 milioni. Sebbene il progresso farmacologico abbia notevolmente migliorato la qualità della vita di questi pazienti, siamo ancora abbastanza lontani dall’eradicazione dell’AIDS. Gli attuali farmaci inibiscono enzimi distinti dal ciclo di vita replicativo dell’HIV al fine di migliorare l’efficacia del trattamento. Di conseguenza, le terapie antiretrovirali sono una combinazione di due o tre farmaci tra cui gli inibitori nucleosidici della trascrittasi inversa, gli inibitori non nucleosidici della trascrittasi inversa, gli inibitori della proteasi, gli antagonisti del recettore 5 delle chemochine (CCR5) e/o gli inibitori della fusione. Tuttavia, la terapia non eradica completamente l’HIV e le mutazioni del virus rappresentano un’ulteriore complicazione.
La Rosa rugosa è stata studiata come fonte di nuovi agenti anti-HIV. Un complesso polisaccaride-peptide e un polimero composto da acteoside e derivati acteoside hanno mostrato un forte effetto inibitorio sulla retrotrascrittasi virale. Questi risultati dimostrano il potenziale terapeutico della Rosa rugosa nell’eradicazione dell’HIV.
È stato valutato anche l'effetto antimicotico della rosa canina correlato al contenuto di glucosidi triterpenici di tipo ursano dei membri del genere Rosa.

Articolo sulla vitamina C: https://www.capraecavolibiblio.org/s/capraecavoli/item/2743

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BIBLIOGRAFIA:
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