Fitolacca

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Titolo

Fitolacca

Descrizione

Phytolacca americana
Sinonimi: Phytolacca decandra
FAMIGLIA: Phytolacaceae
GENERE: Phytolacca
NOMI LOCALI: uva turca, vite di Spagna, amaranto, erba amaranta, belladonna, uva selvatica, erba inchiostro, colore, cremesina americana, laca, lacca, sanguigni, sanguinella, tinta, ua canina, ua de colorir, uga d' Spagna, uga de biss, ughetta de ratti, uva dij mort, uva lacca, uvetta spagnola, vite di Noè. In tedesco si chiama Kermesbeere; in inglese pokeweed o pokeroot; in spagnolo hierba carmín e in francese raisin d'Amérique oppure teinturier.
PERCHÉ SI CHIAMA COSÌ: la prima parte del nome del genere deriva dal greco φυτόν phytόn pianta, la seconda parte da lacca, dalla parola sanscrita lākshā'(लाक्षा), che indica sia agli insetti Kerria lacca che la secrezione scarlatta resinosa che producono, ed è legata al potere colorante del succo ottenuto dalle bacche.
L’epiteto specifico (americana) fa riferimento al continente d’origine.
L’attributo decandra del sinonimo, deriva invece dal greco δεκα (deka) = dieci e ἀνήρ, ἀνδρός, ἀνδρὁ (anér, andròs, andrò) = uomo, maschio, e indica la presenza di dieci stami.
Moltissimi dei nomi comuni sono legati al potere colorante delle bacche e al fusto fucsia, come "amaranto" (da non confondere con gli Amaranthus della famiglia delle Amaranthaceae), oppure erba inchiostro, colore, cremesina americana, laca, lacca, sanguigni, sanguinella, tinta.
Altri nomi invece rimandano all'aspetto a grappolo dei frutti, come uva turca, vite di Spagna, ua canina, ua de colorir, uga d' Spagna, uga de biss, ughetta de ratti, uva dij mort, uva lacca, uvetta spagnola, vite di Noè. È chiamata anche uva turca dallo stesso Manzoni ne I Promessi Sposi (Cap. XXXIII).
Infine alcuni nomi come "belladonna" sarebbero legati alla somiglianza delle foglie e dell'habitus della Phytolacca americana, con quello dell'Atropa belladonna.
DESCRIZIONE: la fitolacca è una pianta erbacea perenne che cresce velocemente fino a 3 m di altezza, ha un grosso rizoma sotterraneo fusiforme e grandi foglie oblunghe e alterne; le foglie hanno un corto picciolo, il lembo è ovale/lanceolato con la base e l'apice acuti. Il margine è intero, la pagina superiore è di un verde brillante, mentre quella inferiore è verde opaca con nervature prominenti. Verso la fine del periodo vegetativo le foglie tendono a diventare rosse.
I suoi fusti, rossastri e glabri, giunti a una certa altezza si suddividono, anche più volte, in tre. I fiori sono inseriti su dei racemi lunghi 10-15 cm opposti alle foglie; fiorisce da luglio a ottobre, i fiori hanno un peduncolo di 5-10 mm, un perianzio formato da cinque sepali ovali di colore variabile dal bianco al verdastro, 10 stami, ovario supero verdastro costituito da 10 carpelli concresciuti al centro del fiore, stili brevi e persistenti.
Durante la maturazione dei frutti, i racemi da eretti, diventano penduli. Il frutto immaturo ha colore verde, giunto a maturazione, appare lucido, globoso ± appiattito, con un diametro di 7-8 mm, e di colore porpora molto scuro, quasi nero. Ogni frutto contiene 10 semi lucidi e neri, di forma lenticolare. La spremitura del frutto produce un succo fortemente colorante di viola.
DOVE CRESCE: cresce negli incolti, lungo i margini delle strade, in discariche e in zone dove vengono depositati resti organici, predilige terreni freschi e ricchi di humus; si troa dal livello del mare fino a 600 m di quota. Nei luoghi temperati si espande rapidamente: è sulla lista nera delle specie invasive.
È una pianta di origine nordamericana. Introdotta in Europa all'inizio del Seicento come pianta ornamentale, è poi sfuggita rapidamente alla coltivazione, diffondendosi allo stato spontaneo un po' dappertutto. La rapidità di diffusione della pianta, anche a lunga distanza, è legata al fatto che la dispersione dei semi è aviaria, mediata cioè dagli uccelli, che sono attratti dal bel colore porporino dei frutti, di cui sono ghiotti.
COSA SI UTILIZZA: la porzione aerea della pianta; in passato anche la radice.
QUANDO SI RACCOGLIE: a maggio si raccolgono i giovani germogli che possono essere utilizzati in cucina; da giugno e per tutta estate si possono raccogliere le porzioni terminali dei rami ricchi di foglie recidendoli per una lunghezza di 10-20 cm.
PROPRIETÀ: antinfiammatorie, antivirali, immunostimolanti, antitumorali, emetiche, catartiche, purgative.
Attualmente l'uso interno della pianta è sconsiglito perché in tutte le parti della pianta, ma soprattutto nella radice e nei semi, sono presenti saponine triterpeniche che sono responsabili della tossicità della stessa. Non solo, sono presenti anche lectine con proprietà mitogene (pokeweed mitogeni) che sarebbero in grado di determinare plasmocitosi e anomalie ematologiche (Patrick McKinney D. Frohne H. J. Pfander Dietrich Frohne, Hans Jurgen Pfander; Poisonous Plants: A Handbook for Pharmacists, Doctors, Toxicologists, Biologists and Veterinarians, Second Edition).
In passato la fitolacca era utilizzata per il trattamento delle forme reumatiche croniche: tra i saponosidi presenti, il fitolaccoside B presenta un'ottima azione antinfiammatoria e antireumatica (Pharmacologie et matière médicale homéopathique; Denis Demarque, Jacques Jouanny, Bernard Poitevin, Yves Saint-Jean).
Ancora, in passato il decotto delle radici al 5% e unguenti a base di fitolacca erano impiegati per il trattamento di psoriasi e tigna; e la TM diluita in acqua sottoforma di gargarismi per tonsilliti e angine.
Gli studi hanno dimostrato gli effetti terapeutici della fitolacca, soprattutto sono interessanti i risultati ottenuti nel trattamento dello sviluppo e della progressione della glomerulopatia diabetica (Phytolacca americana inhibits the high glucose-induced mesangial proliferation via suppressing extracellular matrix accumulation and TGF-beta production
Seung Il Jeong et al. Phytomedicine. 2004); e nel trattamento del tumore al colon-retto (Impact of Phytolacca americana extracts on gene expression of colon cancer cells
L Maness et al. Phytother Res. 2014 Feb.)
TOSSICITÀ: le principali sostanze tossiche sono i saponosidi e le lectine. La radice è in assoluto la parte più tossica, seguita dai semi contenuti nei frutti, e dalle foglie utilizzare crude. La letteratura medica riporta casi di intossicazione, soprattutto nei bambini, legate al consumo di oltre 20 bacche (che sono quelle che determinano più attrazione sui piccoli). In caso di intossicazione i sintomi sono: impressione di sete e freddo, debolezza muscolare, vomito e diarrea sanguinolenta, cianosi, midriasi e aritmia. Modificazione della formula ematica dovuta alle lectine.
UTILIZZO CULINARIO: si possono mangiare con sicurezza solo i polloni, cioè i giovani germogli, che si raccolgono recidendoli alla base. Il consumo è possibile dopo averli sbollentati in acqua. Hanno un gusto molto delicato. Noi li abbiamo proposti in una ricetta tempo fa, cotti al vapore e conditi con olio extravergine di oliva e buccia di limone.
Il consumo dei germogli è così diffuso nei paesi anglosassoni che spesso si trovano citati in numerose canzoni: come Poke (Polk) Salad Annie del cantante americano Tony Joe White, una delle canzoni più popolari degli anni sessanta, resa famosa da Elvis Presley e incisa anche da Tom Jones (poke è il nome americano della pianta, derivato dal termine che gli indiani Cherokees usavano per indicare il colore). Vi ricordo che la fitoalimurgia è molto influenzata dall'area geografica di riferimento, dalla cultura e dalle tradizioni popolari, quindi piante che noi non mangiamo (come appunto la fitolacca o la morella comune) in altri paesi vengono tranquillamente consumate!
Negli USA, ad esempio, fino a poco tempo fa, era possibile acquistare i getti già lessati in scatola al supermercato (vi metto la foto).
Inoltre, sempre nei paesi di cultura anglosassone come gli USA, è diffuso l'uso alimentare anche delle foglie che si mangiano lessate come gli spinaci, con l'indicazione di cambiare almeno due volte l'acqua della bollitura e di utilizzare solo foglie giovani.
Questo utilizzo alimentare, ripeto, è possibile solo se sbollentate polloni ed eventuali foglie gettando l'acqua di cottura. Il consumo di foglie crude invece può provocare disturbi molto gravi, fino a un blocco atrio ventricolare di 1° grado.
Anche i frutti vengono utilizzati per fare dolci o come colorante alimentare togliendo però i semi: i semi sono fra le parti più tossiche. Personalmente sconsigliamo questo utilizzo.
CURIOSITÀ: secondo alcuni storici, la Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti fu scritta con un inchiostro ricavato da bacche fermentate di fitolacca.
Dai frutti si ottengono un inchiostro rosso ed una tintura per i tessuti dal bel colore purpureo. Costituiscono anche una buona pittura per il corpo poiché, col lavaggio, questa viene facilmente cancellata.
Gli indiani d'America usavano il succo come colorante per vestiti, piume e frecce. Il succo della pianta è anche stato usato come inchiostro, e molte lettere della guerra civile americana sono state scritte usando questo inchiostro vegetale, che è ancora leggibile oggi. I composti colorati della fitolacca non hanno nulla a spartire con quelli del mirtillo e dei frutti di bosco, dato che sono betacianine e non antocianine, derivati indolici e non flavonoidi. Il colorante della fitolacca è quindi un parente di quello della barbabietola e non di quello del mirtillo.
Aggiungo che non è il caso di utilizzarla in tintura per filati e tessuti perché dà un colore stupendo ma non persistente, infatti alla luce i tessuti colorati con la fitolacca ingrigiscono abbastanza rapidamente. Inoltre è un colore molto sensibile al pH e quindi, per esempio, uno schizzo di limone o di aceto modifica la colorazione. Va bene invece per creare inchiostri o per tingere la carta.
La radice ha un alto contenuto di saponine e, tagliata in piccoli pezzi e bollita in acqua, è stata utilizzata come sapone.
È una pianta simbolo di Uruguay e Argentina.
La fitolacca si è dimostrata un ottimo risanatore del suolo in quanto è capace di estrarre dal terreno metalli pesanti, soprattutto cadmio e zinco (Cadmium and zinc bioaccumulation by Phytolacca americana from hydroponic media and contaminated soils; Murray B McBride et al. Int J Phytoremediation. 2019.
Cadmium accumulation and distribution in populations of Phytolacca americana L. and the role of transpiration
Xiaoqing Liu et al. Chemosphere. 2010 Feb.).
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