Betonica

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Betonica

Descrizione

Betonica officinalis
Sinonimi: Stachys officinalis; Stachys betonica; Betonica serotina
FAMIGLIA: Lamiaceae
GENERE: Betonica
NOMI LOCALI: bertonica, betona, betonega, betonica serotina, bettonga, bettonica, bitonica, bittonica, brattolica, brettonica, erba betonega, fior de crava, foegge d'a Madonna, jerbe betoniche, vettonica. In tedesco si chiama echte betonie; in inglese bishop's wort o spiked betony; in spagnolo betónica e in francese épiaire officinale oppure bétoine officinale.
PERCHÉ SI CHIAMA COSÌ: il nome del genere deriva da quello della vettonica, una pianta medicinale menzionata da Plinio il vecchio nel suo Naturalis historia (Libro XXVI - 76) che cresceva in abbondanza ed era particolarmente utilizzata in una regione della Penisola Iberica abitata dalla stirpe lusitana dei Vettónes; l'epiteto specifico latino "officinalis" proviene da officina, nel significato di «laboratorio farmaceutico» e allude ai tanti usi medicinali di questa pianta erbacea.
Stachys invece discende dal greco στάσις che significa "stare fermo", "stabile", "piantato", "eretto" riferito al portamento della pianta che appare "dritta"; l'aggettivo seròtino deriva dal latino serotĭnus «tardo», der. dell’avv. sero «tardi», questo aggettivo è utilizzato in botanica per indicare una pianta che fiorisce e dà i frutti tardi nell’anno, effettivamente la Betonica officinalis fiorisce da settembre a novembre.
I nomi comuni invece sono tutti legati alla popolarità della pianta utilizzata per curare ben 47 malattie e disturbi vari, soprattutto dagli Egizi che la consideravano "magica" e dai Romani: Antonius Musa, medico dell'imperatore Augusto, scrisse un libro solo sugli utilizzi in ambito medico di questa pianta "De herba vettonica liber", con tutte le indicazioni per curare le 47 diverse patologie. Questo ci fa capire bene come la "betonica" sia diventata così popolare da finire pure in numerosissimi proverbi per indicare una persona molto conosciuta, con molte virtù e poi in senso dispregiativo pettegola e che si fa gli affari di tutti: "esser cognossùo come la betonega"; "conosciuti come la betonica" "vendi la tonica e compra la betonica"; "ha più virtù della betonica"; "utile come l'erba betonica"; "ti xe come ea betonega"; "essere come la betonega" o "essere una betonega".
DESCRIZIONE: pianta erbacea perenne leggermente pelosa e profumata, con fusto a sezione quadrangolare, alta fino a 60 cm (occasionalmente 100 cm). Le foglie basali hanno dei lunghi piccioli, hanno forma ovale/cordata (a cuore) e il margine diviso in denti, e hanno nervature marcate; le foglie del fusto (foglie cauline) sono poche, spesso solo due e sono disposte in maniera opposta a circa metà del fusto, sono brevemente picciolate. Le due foglie superiori al di sotto dell'infiorescenza sono invece sessili e sono più lunghe e strette rispetto a quelle basali ma hanno sempre margine dentato.
I fiori sono riuniti in verticillastri a forma di spiga densa, hanno un calice tubulare e peloso e una corolla bilabiata il cui labbro superiore è inciso e l'inferiore ha tre lobi di cui il mediano e più grande degli altri due. Il colore è rosa o porporino ma raramente può essere anche bianco. I frutti sono formati da 4 acheni ovoidali marroni/neri.
CARATTERISTICHE UNICHE CHE AIUTANO L'IDENTIFICAZIONE: erba a fioritura tardiva solitamente autunnale, fusto quadrangolare, fiori bilabiati viola o rosa raccolti in una spiga, foglie a margine dentato di forma ovale, sono presenti solitamente solo due foglie opposte a circa metà del fusto.
DOVE CRESCE: in luoghi erbosi ai margini dei boschi collinari e montani di latifoglie e nelle radure boschive; predilige i terreni silicei, da 0÷1.800 m s.l.m. È presente in tutte le regioni dell'Italia tranne che in Sardegna e Sicilia.
COSA SI UTILIZZA: le foglie e le sommità fiorite.
QUANDO SI RACCOGLIE: le foglie si raccolgono in aprile/maggio recidendole all'attaccatura del picciolo. Le somminità fiorite si raccolgono in ottobre, novembre quando fioriscono anche i fiori inferiori, prima che si siano formati i semi.
PRINCIPI ATTIVI: glucosidi, saponine, sostanze amare, flavonoidi, iridoidi: arpagide, tannini. Dalle parti aeree sono stati isolati sei nuovi glicosidi feniletanoidi, denominati betonioside A-F, e sei noti glicosidi feniletanoidi, acetoside, acetoside isomer, campneosides II, forsythoside B e leucosceptoside B, e le loro strutture sono state chiarite da prove spettroscopiche e chimiche. Campneosides II sono stati separati in due epimeri (Phenylethanoid glycosides from Stachys officinalis
T Miyase et al. Phytochemistry. 1996 Sep. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/8862039/).
Dall'olio essenziale ottenuto per idrodistillazione delle parti aeree sono stati identificati 190 componenti che rappresentavano il 97,9% del contenuto totale di olio. I principali costituenti identificati erano germacrene D (19,9%), β-cariofillene (14,1%) e α-umulene (7,5%). I terpenoidi erano di gran lunga predominanti (89,4%), con idrocarburi sesquiterpenici (69,1%) e sesquiterpeni ossigenati (14,8%) come i composti più abbondanti rilevati nell'olio. L'olio è stato sottoposto a screening per l'attività antibatterica e antimicotica in vitro utilizzando il test di microdiluizione del brodo. Le migliori attività antimicrobiche dell'olio sono state ottenute contro la muffa Aspergillus niger (concentrazioni minime inibitorie (MIC) e minime fungicide (MFC) di 2,5 e 5,0 mg/ml, rispettivamente) e il lievito Candida albicans (MIC e MFC di 5,0 mg/ml ) (Chemical composition and antimicrobial activity of the essential oil of Stachys officinalis (L.) Trevis. (Lamiaceae)
Jelena S Lazarević et al. Chem Biodivers. 2013 Jul.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/23847079/).
PROPRIETÀ: febbrifughe, antimicrobiche, toniche, espettoranti, analgesiche, vulnerarie.
INDICAZIONI: febbre, bronchiti, emicrania, diarrea. Utile anche in tutte quelle affezioni che richiedono l'eliminazione degli acidi urici, e per uso esterno in caso di ferite, contusioni, ascessi, ulcere, mal di gola e infiammazioni gengivali.
ATTENZIONE: la letteratura non segnala, ai dosaggi terapeutici, effetti secondari tossici. François-Joseph Cazin nel suo "Trattato pratico e ragionato sulle piante medicinali autoctone", affermava che i raccoglitori di Betonica manifestavano stordimento e vertigini probabilmente a causa di alcune componenti della pianta. L'ingestione della radice invece può provocare nausea e vomito accompagnati da una drastica azione purgativa (da Dizionario di fitoterapia e piante medicinali).
UTILIZZO CULINARIO: la sua infusione produce un valido sostituto del the. Ottimo è anche il brodo con l'aggiunta di qualche foglia di betonica.
UTILIZZO ESTERNO: per detergere piaghe o ferite 10 g di foglie e fiori secchi in 100 ml di acqua (30 g se freschi). L’erba essiccata può essere fumata anche per alleviare i mal di testa e l'asma. Ha inoltre attività tintoria: è stata usata per tingere la lana di giallo.
UTILIZZO INTERNO: per bronchiti o emicrania infuso con 2 g di foglie e fiori secchi in 100 ml di acqua, due o tre tazze al giorno. Se li utilizzare freschi mettetene 5/6 g.
COME SI CONSERVA: le foglie e le sommità fiorite si essiccano in strati sottili in luogo areato e all'ombra, si conservano in sacchetti di carta o tela o vasi di ceramica o vetro.
FALSE FRIENDS: molto simile alla Betonica hirsuta (presente solo nel Nord Italia e al centro in Toscana, Emilia Romagna e Liguria). Quando è presente solo la rosetta basale di foglie potrebbe essere confusa anche con la Salvia pratensis, la Salvia verbenaca o con la Primula veris. Tutte queste confusioni non hanno però alcuna conseguenza.
CURIOSITÀ: Vincent La Chapelle, uno dei cuochi francesi più famosi del Settecento (1690 o 1703 – 1745), consigliava di aggiungere questa pianta al brodo di carne per conferirgli benefici effetti contro il mal di testa ostinati. Ecco la sua ricetta: bollire in 1,5 l di acqua 1/2 libbra di girello tagliato a fette, 1 grosso pugno di foglie di betonica, 1 grosso pugno di foglie di melissa, 1 grosso pugno di foglie di sambuco, 1 piccolo pugno di radici di cicoria selvatica, 1 piccolo pugno di radici di “piscialetto” (tarassaco): zampe e code di 8 gamberi lavate e schiacciate. Bollire finché non si riduce della metà, poi filtrare.
Articolo di Cecilia Tanghetti ©️ Associazione capraecavoli, condividi non copiare grazie.

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